La Protezione Civile di Peschiera festeggia 15 anni all’insegna della solidarietà

Come nasce l’idea di questo Corpo?
«Il Corpo Volontari Protezione Civile di Peschiera Borromeo (associazione di volontariato Onlus) è nato all’indomani della terribile alluvione avvenuta ad Alessandria nel 1994; c’era molto da fare e io e un gruppo di cittadini, capimmo da subito che per contribuire al meglio era necessario organizzarsi. Eravamo intenzionati a dar vita a una struttura locale in grado di effettuare la previsione e la prevenzione dei rischi, naturali e antropici, e di intervenire in caso di calamità; già dopo pochi mesi impegnati in corsi di formazione eravamo pronti a partire», ed è così che è iniziata l’avventura di 8 volontari, che già entro breve tempo erano diventati 40».

Avete partecipato a numerose azioni?
«In questi anni, i volontari sono stati chiamati a intervenire in numerose grandi emergenze: nel 1999 per la Missione Arcobaleno, nel 2000 c’è stata l’alluvione del Po, nel 2001 è stata la volta della tromba d’aria di Arcore, nel 2002 le esondazioni dell’hinterland milanese in primavera e autunno, e il terremoto del Molise, nel 2005 le esequie di Papa Giovanni Paolo II°, nel 2006 lo scoppio di via Lomellina, per arrivare al terremoto dell’Aquila del 2009. A tutto questo si devono aggiungere le diverse emergenze territoriali, affrontate direttamente o in collaborazione con le forze istituzionali (Vigili del Fuoco, Polizia Locale, Carabinieri): evacuazioni per ritrovamento di ordigni bellici, nevicate, esondazioni, cadute di alberi, sino al recente disastro ambientale del fiume Lambro. Inoltre, i volontari hanno sempre svolto e svolgono servizi di assistenza in occasioni di manifestazioni di vario genere: corse podistiche, spettacoli musicali, ‘biciclettate’, ecc... Infine, la presenza nelle scuole del Comune: dalla materna alle medie tutte le classi vengono incontrate due volte all’anno, con lezioni sui rischi domestici e scolastici, giochi di ruolo, prove di evacuazione. Ma se questa è la parte ‘visibile’ dell’Associazione, bisogna anche ricordare tutto il lavoro ‘nascosto’ che ci sta dietro: la formazione costante e l’addestramento dei volontari».

Qual è stata la missione o l’intervento che ricorda di più?
La Missione Arcobaleno: nel campo profughi di Kukes, quando sono stato incaricato di fare il censimento degli sfollati. Ho censito quasi 150 tende (n.b.: in tende dove noi dormivano in 6/8 erano alloggiati sino a 30 profughi) dove ho trovato solo donne, vecchi e bambini, gli uomini o erano stati uccisi o erano rimasti a combattere insieme ai guerriglieri dell'UCK. Sopra di noi passavano i B52 e di notte si sentivano le raffiche di mitra, col confine a pochi chilometri. Ancora adesso, quando ci ripenso, mi commuovo. E infine via Lomellina: non potrò mai dimenticare il momento in cui è stato ritrovato il corpo del bambino. Però “ogni attività ti rimane 'dentro'”».

Come vi state organizzando per il futuro?
Per il futuro dobbiamo camminare su due strade, una che già seguiamo da anni: 'in primis' servire e aiutare la nostra cittadinanza e il nostro territorio, anche se devo ricordare una cosa importante: noi possiamo essere chiamati solo da un'autorità superiore, non possiamo essere 'attivati' (come si dice in gergo) dal singolo cittadino, vi possono essere casi in cui il cittadino 'non informato', si chiede dov'è la protezione civile, evidentemente l'autorità competente non ha ritenuto fosse il caso di chiamarci. Dall'altro lato, è importante una struttura di studio, previsione, prevenzione, soccorso 'locale', che conosca il territorio, le proprie strade, il proprio paese in modo da poter intervenire nel modo migliore, più velocemente e vicino ai nostri concittadini e (importante) in stretta collaborazione con le forze istituzionali (Polizia Locale e Carabinieri) quando serve. E ribadisco: siamo tutti volontari, non percepiamo stipendio, spesso ci paghiamo noi una maglietta in più o uno scarpone più comodo. Un recente decreto (81/2008) ha equiparato i volontari a lavoratori dipendenti e dobbiamo essere molto attenti alla sicurezza: quindi, caschi, scarpe ecc. antinfortunistiche. Ecco perché sono sempre maggiori le spese per la manutenzione dei veicoli, l'aggiornamento dei materiali, la sostituzione di quanto usurato o invecchiato. 'Vestire' un volontario e dotarlo dei DPI  ci costa circa 800 euro e ricordo che oltre la metà del contributo comunale va in assicurazioni. Per questo chiediamo anche ai cittadini l'aiuto con il 5x1000: aiutateci ad aiutarvi meglio!»

Chi vorrebbe ringraziare, a nome di tutti i volontari?
«In primis le nostre famiglie che sopportano e supportano il nostro impegno, l’Amministrazione Comunale, e infine un pensiero ai volontari: io sono il presidente ma non lo sarei se non ci fossero loro “i veri protagonisti”. Io sono un 'primus inter pares'. Questi primi quindici anni sono stati impegnativi per tutti, i volontari e le loro famiglie, ma le tante ore spese in addestramenti, esercitazioni, corsi, sono diventate leggere quando abbiamo ricevuto un sorriso da un bambino kosovaro, un ‘grazie’ da una vecchietta abruzzese, una stretta di mano da un concittadino rimasto bloccato dalla neve, un ‘ciao’ dagli alunni delle nostre scuole. Noi siamo come il condottiero romano Coriolano: finita l'emergenza torniamo alle nostre attività.

Come si fa a diventare volontari del CVPC?
Diventare volontari di protezione civile non è difficile, non è pericoloso, non richiede doti sovrumane, basta volersi impegnare a favore degli altri. Per maggiori informazioni si può contattare i numeri: 338 5912442 o 02 51690233.

Rania Ibrahim