Frati e suore in missione speciale a San Felice

Frati e Suore in Missione a San Felice

4-19 febbraio 2012, Frati e Suore in Missione a San Felice: due settimane davvero importanti che rimarranno nella mente, ma soprattutto nel cuore, dei tanti sanfelicini che, come il cieco di Gerico, hanno aperto occhi e orecchie all’ascolto della “buona novella”, una parola che vuole diventare parola di vita quotidiana. Un lungo cammino preparato da un anno di preghiera rivolta al Signore alla fine di ogni Messa, di incontri in parrocchia: dopo dieci anni una prima Missione era stata accolta nel 2002 – la comunità di San Felice rivive una seconda Missione, che porta il titolo di “Vedrò Dio”. La parrocchia dei Santi Carlo e Anna, costituita nel 1971, dopo quarant’anni di vita e di fede ha accolto i Frati Cappuccini che, insieme alle Suore, hanno girato per le strade del quartiere, con tanto di saio e sandali nonostante la neve e il gelo, suonando i campanelli di ogni palazzo per portare a tutte le famiglie il dono della parola di Dio. In ogni casa è arrivato il Vangelo di Marco in una veste speciale, un dono prezioso e unico che tutta la comunità cristiana sanfelicina, bambini, adolescenti, giovani e adulti ha preparato nel corso dell’anno con riflessioni, commenti e preghiere sul testo di Marco. Figura emblematica della Missione è Bartimeo, il cieco di Gerico che, gettato il suo mantello davanti a Gesù, lo implora con queste parole: «Rabbunì, che io veda di nuovo!» (Mc, capitolo 10, 46-52). Parole che esprimono il bisogno profondo dell’uomo, anche di oggi, di “incontrare Gesù”, di gettare in senso metaforico il “mantello” – l’egoismo, i pregiudizi, le scelte comode, i beni materiali – per seguirlo sulla sua strada. I Frati e le Suore, testimoni della bellezza e della ricchezza di una vita di fede, con semplicità francescana, un caloroso sorriso e un “Pace e Bene” hanno invitato tutti a un momento di riflessione e ascolto, rompendo così i ritmi frenetici a cui ci costringe la vita oggi. Sono stati accolti con gioia e disponibilità da tutti, in modo speciale dai bambini che tutte le mattine, prima di andare a scuola, si sono ritrovati in chiesa, forse un po’ assonnati, per il “Buongiorno Gesù”.

Cristiana Pisani