Comunicato stampa: "A due anni dalla Torre dei Moro a Milano, ancora incendi sulle facciate degli edifici"

La normativa attuale non garantisce una maggiore sicurezza. Un edificio più efficiente dal punto di vista energetico, infatti, non è necessariamente più sicuro

Riceviamo e pubblichiamo

Milano, 21 agosto 2023 – La sicurezza antincendio e la normativa di riferimento sembrano tornare sotto i riflettori solo in occasione di eventi infausti che attirano l’attenzione pubblica. A due anni dal tragico evento della Torre dei Moro, i fatti di cronaca – come quello di via Lagrange a Torino o recentemente ai Colli Aniene a Roma – continuano a raccontarci di incendi e pericoli e delle facciate come un elemento di rischio per i cittadini e per gli edifici stessi.

L’Annuario Statistico 2023 del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco attesta che gli incendi in luoghi di civile abitazione, ambienti a uso particolare come le scuole ed esercizi commerciali, riguardano il 25% degli interventi per un totale di oltre 63.000, evidenziando come il fenomeno sia molto più frequente rispetto a quanto riportato dai media. 

Alcuni di questi incendi possono essere evitati da una normativa più precisa in particolare sulla scelta dei materiali da utilizzare in facciata. Nel caso della Torre dei Moro in via Antonini a Milano, il fuoco si è propagato proprio dalla facciata che aveva degli elementi combustibili.  Una situazione che non riguarda solo quello specifico edificio: nel corso delle indagini  è emerso che “materiali identici e stesse tecniche di messa in opera sono utilizzati in Italia e in altri paesi per le facciate di svariati edifici pubblici e civili”. Si parla di edifici come ospedali, hotel, aziende e data center .

“Nel caso specifico di Torre dei Moro, l’utilizzo di materiali combustibili non è stata una scelta che ha portato a un  gran risparmio – commenta Paolo Migliavacca di ROCKWOOL; soluzioni più sicure avrebbero avuto un’incidenza di costo maggiore per soli 0,95 €/m2”.

La tragedia della Grenfell Tower di Londra, che nel 2017 si è trasformata in una torcia di fuoco provocando la morte di 72 persone, è maturata a seguito di un’incauta opera di riqualificazione energetica che ha foderato l’edificio di materiale combustibile. Questo fa riflettere sulla situazione italiana. Il Superbonus ha dato una grande spinta al rinnovamento degli edifici favorendo investimenti anche per il cappotto termico sulle facciate. Secondo il Monitoraggio Enea, gli interventi di efficientamento energetico sostenuti dal Superbonus 110% nel 2022 sono stati circa 359.000, per un ammontare di 68,7 miliardi di euro. La normativa attuale però non garantisce una maggiore sicurezza antincendio per gli edifici coinvolti. Un edificio più efficiente dal punto di vista energetico, infatti, non è necessariamente più sicuro: non essendoci vincoli di utilizzo di materiali incombustibili in Italia, i lavori di rinnovamento delle facciate possono addirittura aumentare il profilo di rischio dell’immobile.

Enrico Vizza, Segretario Generale di UIL Lombardia, afferma: “Ci sono molti elementi di rischio non solo per gli abitanti ma anche per i lavoratori in cantiere. Basti pensare che strage sarebbe stata se ci fossero state maestranze ad operare sull’impalcatura di un edificio come Torre dei Moro. La necessità di fare i lavori in fretta, a causa dei tempi stretti della misura di finanziamento, può andare a scapito della qualità dei lavori e della sicurezza delle persone. Ad esempio, durante la fase di realizzazione del cappotto, l’installazione dell’isolante potenzialmente combustibile aumenta di molto il rischio. Alcuni casi di cronaca riportano proprio incendi in questa fase dei lavori. A Regione Lombardia, che ha titolo in materia urbanistica, territorio e ambiente, chiediamo di promuovere linee guida adeguate e moderne nell’ambito dei Regolamenti Edilizi oltre ad una maggiore vigilanza da parte degli enti preposti”.

Alberto Zanni, Presidente di Confabitare, commenta: “Questo potenziale ampliamento del rischio sulle facciate con materiali non incombustibili può peggiorare ulteriormente con la direttiva europea Case Green sull'efficienza energetica degli edifici. Oggi circa il 60% degli edifici in Italia si colloca in classe energetica F e G. Immaginiamo l’impatto della ristrutturazione di tutti questi edifici in Italia con materiali non incombustibili in facciata. A quale rischio esporremmo le persone e il patrimonio immobiliare? Inoltre, dopo 2 anni, quanti disagi devono affrontare ancora proprietari e inquilini di Torre dei Moro?”.

Paolo Migliavacca, Business Unit Director Italy & East Adriatic di ROCKWOOL, sottolinea: “Casi significativi si sono susseguiti anche dopo l’incredibile incendio di Milano. Cosa deve accadere ancora per intervenire in modo più puntuale sulla normativa? Gli esempi dall’Europa collocano l’Italia in una posizione di arretratezza: l’Inghilterra obbliga all'utilizzo di soli materiali incombustibili per le facciate di tutti gli edifici più alti di 11 m. La Francia ha norme molto restrittive per gli edifici dai 9 piani in su e persino in diversi paesi dell’Est Europa le legislazioni sono più vincolanti che in Italia”.

Davide Luraschi, presidente del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano dichiara: “Serve un cambio di passo: la creatività progettuale non è e non deve essere in conflitto con le normative, soprattutto quando queste sono garanzia di sicurezza. Le norme, la sicurezza debbono essere viste non come dei limiti o come qualcosa da evitare o aggirare, anzi, al contrario, un progettista e committente illuminato debbono vederle come occasioni di miglioramento, stimoli a creare qualcosa di eccellente, di bello, innovativo e sicuro. In uno scenario in cui il progresso e le esigenze abitative trasformano gli skyline delle città, puntando su edifici energeticamente più efficienti, il ruolo del Professionista è sempre più cruciale nella scelta di materiali tecnologici, performanti, di design ma anche sicuri. Non si può prescindere dalla necessità di avere edifici belli e sicuri. Non c’è più spazio per la mediocrità o peggio. Questo deve essere il futuro ma anche il presente”.