Fallimento Campione, le tappe: dalla denuncia del 2016 un'agonia durata oltre due anni
Il commissario liquidatore Angela Pagano ha fatto chiarezza sull’ammontare dei debiti contratti dal Casinò al 30 aprile 2018: si tratta di 132 milioni di euro, dei quali 42 spettano al Comune

29 luglio 2018
ROMA
- «Se fallisce il Casinò, fallisce tutto il paese». Lo aveva detto
qualche mese fa Roberto Salmoiraghi, sindaco di Campione d’Italia. Ora
il fallimento della società di gestione è realtà e le prospettive per
l’intero sistema-Campione non possono che essere preoccupanti. La
vicenda, spiega Agipronews, ha preso avvio nel marzo 2016, quando
proprio Salmoiraghi (allora consigliere di minoranza), con il suo
collega consigliere Alfio Balsamo (oggi vice sindaco), ha denunciato
alla Procura di Como alcune inadempienze contrattuali da parte del
casinò, per il mancato trasferimento al Comune (che della casa da gioco è
unico proprietario) di 1,4 milioni di euro. Sulla base della denuncia,
la procura lariana ha avviato l’iter approdato di fronte al collegio
della sezione fallimentare del Tribunale civile di Como. Nel mirino del
sostituto procuratore Pasquale Addesso, lo squilibrio tra entrate e
uscite nei conti della società che gestiva il casinò, il passivo
accumulato e l’incapacità di far fronte ai creditori. Nell’ambito della
prima udienza, tenuta il 12 marzo di quest’anno, i vertici del Casinò,
con l’allora amministratore unico Marco Ambrosini, hanno fatto una
richiesta (poi accettata) di concordato preventivo (in pratica, un piano
di risanamento), per congelare l’istanza di fallimento. Nello stesso
tempo, il Comune ha chiesto di concedere alla società di gestione del
casinò più tempo per il saldo del debito. La mossa, lungi dall’essere un
“favore” alla controparte, rispondeva a una logica chiara: salvando il
casinò si voleva salvare un’intera comunità, la cui economia è legata a
doppio filo ai proventi della casa da gioco. I mancati versamenti della
casa da gioco hanno in effetti messo in crisi l’amministrazione comunale
di Campione, costretta a ritardare il pagamento degli stipendi. Una
situazione che il 20 marzo scorso ha indotto la Corte dei Conti a
chiedere al Comune un piano di riequilibrio finanziario. La situazione è
precipitata il 7 giugno, quando il consiglio comunale ha decretato il
dissesto, aprendo le porte alla nomina di un commissario ad acta,
chiamato a prendersi carico della situazione finanziaria, lasciando
comunque in carica l’amministrazione Salmoiraghi per la gestione
ordinaria. Nel frattempo, prosegue Agipronews, la situazione del Casinò
ha avuto una temporanea schiarita con il referendum del 16 maggio, che
ha sancito il sì del personale alla riduzione dell’orario di lavoro e
scongiurato il licenziamento di 156 dipendenti. Il 26 maggio, l’ultima
illusoria speranza per il Casinò: la proroga di due mesi, concessa dal
Tribunale, alla presentazione del piano di risanamento. Due mesi che
però sono solo serviti a prolungare l’agonia: il 24 luglio, in vista
della scadenza, il commissario liquidatore Angela Pagano ha fatto
chiarezza sull’ammontare dei debiti contratti dal Casinò al 30 aprile
2018: si tratta di 132 milioni di euro, dei quali 42 spettano al Comune
di Campione. Non ravvisando validi presupposti di risanamento, il
commissario ha quindi deciso di bocciare il piano dell’azienda. In
sostanza, il Tribunale di Como si è trovato a decidere sull’istanza di
fallimento senza poter valutare alcun progetto di ristrutturazione da
parte del Casinò. In tali condizioni, la decisione era scontata.
MF/Agipro
29 luglio 2018