Milano: al via i lavori per la posa dei cordoli della pista ciclabile di Corso Buenos Aires

L’opera si svolgerà in orario notturno. De Corato: «dopo circa 10.118 sinistri, 7.869 feriti e 36 decessi avvenuti in città tra il 2014 e il 2022 finalmente il Comune si è deciso a installare i Cordoli»

Come sarà la nuova ciclabile di corso Buenos Aires

Come sarà la nuova ciclabile di corso Buenos Aires

Il Comune di Milano rende noto che, a partire da mercoledì 28 giugno inizieranno i lavori di posa del cordolo a protezione della nuova pista ciclabile in corso Buenos Aires. I lavori si svolgeranno in orario serale e notturno, dalle 20 alle 5 del mattino, per causare il minor disagio possibile. Non sono previste comunque interruzioni di carreggiata, l’intero corso Buenos Aires rimarrà infatti aperto alla circolazione stradale. La durata stimata dei lavori, meteo permettendo, sarà di circa un mese. L’intervento complessivo è diviso in due parti. La prima fase dei lavori prevede la realizzazione di una pista ciclabile in sede protetta su entrambi i lati della via, con una larghezza di circa due metri e cordoli larghi 50 cm e alti 17. L’intervento comporta l’eliminazione della sosta lungo corso Buenos Aires, mentre troveranno spazio alcune aree riservate al carico e scarico, a servizio degli esercizi commerciali presenti. 

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La seconda fase dei lavori, dall’autunno di quest’anno fino a dicembre del 2024, prevede l’allargamento dei marciapiedi per creare un grande boulevard pedonale e la riasfaltatura della ciclabile in pasta rossa. «È dal mese di giugno 2020 che richiedo i cordoli a “gran voce” con petizioni pubbliche, raccolte firme ed esposti in Procura della Repubblica ma nessuno, in Comune, mi ha mai ascoltato - commenta l'On. Riccardo De Corato -. Finalmente, dopo circa 10.118 sinistri, 7.869 feriti e 36 decessi (dati Istat), avvenuti in città tra il 2014 e il 2022, il Comune si è svegliato e ha deciso di mettere in sicurezza l’insicura e pericolosissima pista di corso Buenos Aires. Sono basito del fatto che ci sia stato bisogno di vedere morti, feriti, manifestazioni e rivolte pubbliche di ciclisti, prima di intervenire».