Spionaggio e terrorismo: due indagati per collaborazione con l’intelligence russa
Il ROS di Milano e il Comando Antifalsificazione Monetaria di Roma smantellano una rete di spionaggio: accuse di corruzione e finalità eversive.


Il 20 novembre 2024, la Procura della Repubblica di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a due soggetti residenti nell’alta Lombardia, accusati di aver collaborato con i servizi di intelligence russi per fornire informazioni sensibili. Secondo quanto comunicato, l’attività illecita sarebbe iniziata nei primi mesi del 2023 e configurerebbe il reato di «corruzione del cittadino da parte dello straniero», previsto dall’art. 246 del codice penale e aggravato dall’art. 270 bis, comma 1, in quanto finalizzato a scopi di terrorismo ed eversione.
Un’indagine complessa e articolata
Le indagini, avviate nell’aprile 2024, sono il risultato di un’operazione congiunta tra il Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) di Milano e la Sezione Criptovalute del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria di Roma. Gli investigatori hanno accertato che i due indagati avevano avviato contatti con esponenti dell’intelligence russa tramite il canale di messaggistica «Telegram». In cambio di criptovalute, i sospettati avrebbero fornito documentazione classificata, immagini di installazioni militari e informazioni tecniche su droni e sicurezza elettronica.
Il piano di mappatura delle “zone grigie”
Le perquisizioni effettuate nei confronti degli indagati hanno fatto emergere interessi specifici da parte dell’intelligence russa. Tra questi, la mappatura dei sistemi di videosorveglianza nelle città di Milano e Roma, con un focus particolare sulle cosiddette “zone grigie”, ovvero aree urbane non coperte da telecamere. Questo elemento evidenzierebbe una strategia di spionaggio mirata a individuare punti deboli nelle infrastrutture di sicurezza delle città italiane.
Il progetto delle dash cam nei taxi milanesi
Un ulteriore elemento emerso dalle indagini è il tentativo, da parte dei due sospettati, di proporre un business plan alle cooperative di taxi di Milano. Il piano prevedeva l’installazione gratuita di dash cam sulle vetture. Tuttavia, l’obiettivo reale sarebbe stato quello di trasferire i dati raccolti, all’insaputa dei tassisti, agli apparati di intelligence russi, che avrebbero potuto sfruttarli per finalità di sorveglianza o altre attività illecite.
Presunzione di innocenza e interessi pubblici
La Procura ha sottolineato che il procedimento penale si trova ancora nella fase preliminare e che, ai sensi del principio di presunzione di innocenza, la responsabilità degli indagati sarà accertata solo con una sentenza definitiva. Il comunicato è stato diffuso in conformità al D. Lgs. 188/21 e autorizzato dal Procuratore della Repubblica per ragioni di pubblico interesse.
Un nuovo fronte per la sicurezza nazionale
L’inchiesta getta luce su una nuova minaccia per la sicurezza nazionale: l’utilizzo delle criptovalute e delle tecnologie digitali come strumenti di spionaggio e sovversione. L’attività investigativa conferma la necessità di una costante attenzione alle vulnerabilità delle infrastrutture civili e militari, in un contesto internazionale sempre più complesso e sfidante.