Sicurezza sul lavoro: Problema? No, opportunità!

Non voglio parlare di disattenzione o fatalità, sarebbe troppo comodo, certo l’infortunio è  derivato da un evento del tutto eccezionale e fortuito, tale da non poter essere preveduto nemmeno con l’utilizzo della massima diligenza possibile. In qualità di Presidente dell’ AISEM, Associazione Imprenditori del Sud Est Milanese, sono stato il promotore e l’organizzatore di corsi sulla sicurezza, ma, al di là delle sempre seppur utili teorie, non mi stancherò mai di ripetere a tutti, imprenditori, colleghi o subalterni, di non abbassare mai la guardia. Il peggior nemico della sicurezza è la confidenza. Un operaio abituato a fare lo stesso tipo di lavoro, la stessa operazione per centinaia di volte, tende con il tempo ad abbassare la soglia di allerta e a questo punto l’incidente è lì, pronto a colpire. La scorsa settimana, ero a far visita a un cliente, una Raffineria sul Mar Adriatico, era mezzogiorno e il sole picchiava con tutta la sua forza sul pontile di attracco delle petroliere. Nel procedere sul lungo pontile, per arrivare al punto finale di attracco, l’ingegnere che mi accompagnava, scorgeva un operatore esterno che non indossava l’elmetto, probabilmente a causa del grande caldo, se l’era sfilato momentaneamente; ebbene, l’ingegnere si avvicinava alla persona e gli diceva con fare tranquillo: «Lei forse non è adatto per lavorare in questa Raffineria, si presenti questa sera alle cinque per la conclusione del suo mandato». Mai abbassare la soglia di attenzione, anche quando all’apparenza non ci sono pericoli. Certo, non è facile per un datore di lavoro prendere decisioni “impopolari” come quella presa dell’ingegnere in Raffineria, ma deve essere così. Ammettiamolo: quante volte  anche nel proprio piccolo, non  è stato detto: «ho sempre fatto così e finora non era mai successo nulla?».  La risposta deve essere: «Non sei stato sfortunato adesso che ti è accaduto l’incidente, bensì sei stato fortunato che non ti sia accaduto prima!». Facciamo un breve calcolo: abbiamo tutti gli strumenti per gestire il problema dal punto di vista tecnico, dal punto di vista legislativo sono più di dieci anni che la nostra legislazione è “virtuosa”... Come mai la somma non è zero come dovrebbe essere il numero degli incidenti? Certo, nelle statistiche INAIL rientrano anche tutti gli incidenti in auto nel percorso dal/al lavoro, che vengono considerati tali e incidono circa per il 50% nel totale degli infortuni, che in ogni caso sono sempre troppi. Fin dall’antichità possiamo ricavare esempi di come la sicurezza possa essere considerata una scelta post-analisi costi/benefici. Nella costruzione delle piramidi morirono decine di migliaia di... schiavi, all’inizio dell’era industriale la situazione delle miniere non era molto dissimile e più recentemente le cinture di sicurezza non venivano installate a bordo delle autovetture perché la gente poteva pensare che fossero insicure. Oggi, fortunatamente, ci sono dei fattori che modificano questi atteggiamenti: l’ABS è un fattore determinante nella scelta della propria auto. I danni “sociali” incominciano, fortunatamente, a essere considerati. “Incominciano” è la parola adatta perché la sovrastima delle proprie capacità e le abitudini sono difficili da sconfiggere, anche in presenza di danni sociali incredibili, come sta accadendo. Investire in sicurezza è un argomento delicato da trattare e da affrontare. Spesso, purtroppo, non viene nemmeno argomentato giustamente. Il più delle volte la sicurezza è associata alle pene per il mancato rispetto, piuttosto che ai benefici dell’osservanza.

Mario Orfei