IL PUNTO - I salari italiani? Un argomento spinoso

possono benissimo essere considerate povere, secondo quelli che sono oggi i parametri europei o, più in generale, quelli del mondo occidentale. Il ceto medio, abbastanza ampio in Italia per via dell’appiattimento degli stipendi, sta praticamente scomparendo, nel senso di ceto non ricco, ma nemmeno povero, scivolando sempre più verso il basso, schiacciato dalle tasse, dall’aumento dell’inflazione, quella reale ovviamente, non quella dell’Istat. Si salva solo, ma non si sa ancora per quanto tempo, la parte alta della classe media o chi ha un supporto dalla famiglia di origine. Che il cosiddetto ceto medio sia allo stesso tempo il più numeroso e il più tartassato è cosa nota; infatti, le tasse in Italia sono sì a “scaglioni con aliquote progressive” – ossia chi più guadagna, è assoggettato a una aliquota sempre più alta – ma per il nostro fisco basta poco per essere ricchi: in pratica due coniugi entrambi impiegati, con figli, risultano fuori da ogni sostegno in termini fiscali, a parte le minime detrazioni previste per legge. Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, in una lezione all’Università di Torino, nell’inverno del 2007, ci informava che i salari in Italia sono mediamente più bassi, a parità di potere di acquisto, di quelli europei, in particolare di circa il 10% rispetto alla Germania, del 20% rispetto alla Gran Bretagna e addirittura del 25% rispetto alla Francia, situazione che non è migliorata nel 2011. Sempre Mario Draghi, recentemente, ha parlato ancora della difficoltà dell’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro italiano, dove vige il minimo di mobilità a un estremo, il massimo di precarietà all'altro. E per Draghi questo risulta essere uno spreco di risorse, che avvilisce i giovani e intacca gravemente l'efficienza del sistema produttivo. A rendere ancora più difficile la situazione è subentrata la recessione, dovuta a una crisi economica che continua; il tasso di disoccupazione dei giovani sfiora il 30%, cioè uno su tre non lavora e chi ha un lavoro molte volte è precario. Inoltre, a parità del tasso ufficiale di sconto della BCE, aumentato di un quarto di punto in questi giorni, uguale in tutti i Paesi europei che utilizzano l’euro come moneta, i tassi sui mutui in Italia sono più alti di circa due punti percentuali rispetto alla media europea. Il problema non è più differibile, occorre affrontarlo in modo serio e strutturale, agendo anche a livello europeo; tutti dicono che occorra intervenire, ma alla prova dei fatti le dinamiche salariali non sono adeguate al costo della vita. Alcuni provvedimenti possono essere messi in pratica abbastanza velocemente. Provvedimenti come l’ulteriore riduzione del cuneo fiscale a favore dei lavoratori, la detassazione degli straordinari e dei premi aziendali, la riduzione delle aliquote fiscali. La pressione fiscale è ai massimi storici, i consumi rallentano e si sostengono solo grazie al credito al consumo, l’inflazione sta ricominciando ad aumentare e se non si corre ai ripari il giocattolo italiano, ossia il benessere diffuso in un contesto comunque molto disomogeneo e con problemi cronici, si romperà. Il Governo dovrà intervenire con misure strutturali, per fare fronte a questa situazione che è la causa primaria del rallentamento della nostra economia. Su questo tema, assieme alla riduzione della spesa, unita a una nuova politica del lavoro, soprattutto per il lavoro precario e giovanile, e all’adeguamento delle infrastrutture, il Governo dovrà concentrarsi, anche attraverso un dialogo costruttivo con l’opposizione. Purtroppo stiamo assistendo sempre di più a un Governo preso dai soliti problemi che vertono attorno al Presidente del Consiglio, a proposte francamente animate da spirito censorio – vedasi la proposta sui format televisivi – mentre non si riscontrano politiche e proposte che vanno nella direzione dei cittadini e di conseguenza è sempre più sfilacciato il legame tra Governo e cittadini, tra eletti e elettori.

Moreno Mazzola

“I governi devono essere conformi alla natura degli uomini governati; anzi, essi sono il risultato di quella natura” – G. Vico