Uomini oltre il maschilismo

L'opinione di Giancarlo Trigari: «La libertà può essere condizionata non solo da azioni materiali ma anche e soprattutto da costrizioni psicologiche»

Se mi passa accanto una donna, in particolare se risponde ai miei canoni di bellezza femminile, il mio istinto è quello di saltarle addosso. Io non sono un maniaco sessuale, ma un uomo normalmente costituito. Questo istinto è del tutto naturale e se non ci fosse, la razza umana sarebbe estinta da un pezzo. Quando si parla di stupro e molestie sessuali occorre sempre avere in mente questo punto di partenza.
Naturalmente questo istinto lo si può pensare libero di esprimersi solo in una società primordiale, animale, se mai sia esistita, in cui l'unico obiettivo sia la sopravvivenza. La società reale si è evoluta ed è stato introdotto, con molta fatica nel tempo, il concetto della dignità e dell'uguaglianza di ciascun individuo, uomo o donna che fosse. Come conseguenza si è convenuto che non era sufficiente la volontà dell'uomo, sorretta dal suo istinto primordiale, in tutte le espressioni del rapporto sessuale, ma si richiedesse anche il consenso della donna.
Si tratta naturalmente di “libero” consenso, avendo ben presente che la libertà può essere condizionata non solo da azioni materiali ma anche e soprattutto da costrizioni psicologiche. Non è solo con un coltello alla gola che si condiziona un individuo, ma più spesso nella nostra società facendogli capire di essere in grado di privarlo o di condizionare la sua privazione di beni materiali o immateriali a cui attribuisce particolare importanza.
Civiltà opposta ad istinto. Esistono altri casi simili, per esempio l'istinto del più forte che supporta la prepotenza, a cui la civiltà oppone lo stato di diritto.
In passato, oltre che tuttora, la pari dignità della donna non è stata sufficientemente riconosciuta.
La cultura cattolica è la prima a supportare la subordinazione della donna all'uomo. La donna non è ritenuta idonea al sacerdozio, cioè alla funzione di tramite tra l'uomo e Dio. Ma già nel racconto della Bibbia la donna nasce da una costola dell'uomo, è una sua appendice e non sarebbe mai esistita senza l'uomo. Sessualmente la donna ha l'onere morale di conservarsi vergine per l'uomo che la sceglie come sposa. Il concetto di scelta (sposa vergine o non vergine) è disponibile solo per l'uomo. Se la donna fa il primo passo l'uomo in cuor suo la considera una poco di buono e non la sceglierà, a meno di non esserne costretto. Da secoli la donna è il soggetto passivo che si mette in vetrina e usa la sua intelligenza e le sue arti per vincere la concorrenza delle altre.
Quando l'uomo ha scelto una donna se ne considera il proprietario e, fino a poco tempo fa in Italia, l'uomo era legalmente autorizzato ad ucciderla se scopriva un tradimento (delitto d'onore).
Queste sono le zavorre trasmesse in eredità all'uomo, e di cui l'uomo di buona volontà cerca di liberarsi.
In Italia, solo in seguito ai movimenti studenteschi del '68 e alla conseguente affermazione dei movimenti di liberazione della donna, un numero crescente di donne ha preso coscienza dei propri diritti e ha cominciato ad operare perchè avessero pratica attuazione. In particolare sulle questioni sessuali è stato proclamato il principio che “il corpo è mio e decido io cosa farne”.
L'evoluzione della donna non sta passando senza evidenti difficoltà da parte degli uomini. Non si può mettere la testa sotto la sabbia e fare finta che tutti gli uomini siano felici di avere una compagna con gli stessi loro diritti, e quindi rinunciare a qualsiasi comodo attegiamento predatorio.
Gli uomini che oppongono maggiore resistenza si sentono spalleggiati da famiglie in cui anche la componente femminile vistosamente parteggia per loro. Sono madri che li hanno allevati sancendo in ogni loro atto la preminenza delle esigenze maschili come viatico per il migliore funzionamento della famiglia e quindi della società.
In particolare si rimane completamente allibiti, nel caso di Daria Argento, che ha denunciato uno stupro, constatare che in Italia molte donne, in particolare sue colleghe, non le hanno mostrato alcuna solidarietà. Non hanno avuto nulla da eccepire sulla circostanza che nell'ambiente di lavoro si metta in atto un ricatto sessuale (succede sempre!) ma su come la vittima abbia reagito, se le sue esigenze erano così vitali. Ragionano secondo il principio della vetrina dove la vittima si è avvalsa di uno strumento scorretto perché non alla portata di tutte, specialmente visto che con un rifiuto non sarebbe morta di fame.
Il problema è che il diritto alla pari dignità sessuale può esistere spontaneamente solo in una società in cui sia realizzata la pari dignità in tutti i campi e in Italia siamo ben lontani da questa situazione.
Con ciò non voglio assolutamente giustificare nessuno, ma solo constatare che la crisi che l'uomo sta attraversando nei rapporti con le donne è profonda per tantissimi aspetti.
In particolare quando l'uomo è costretto via via a rinunciare a tanti privilegi che consciamente o inconsciamente dà  per scontati, può accumulare nel suo inconscio una tale carica di agressività da trovare sfogo adirittura nell'annientamento morale o fisico di quella che considera l'artefice del suo ridimensionamento. Ovviamente questo non è l'epilogo di tutti i rapporti conflittuali fra uomo e donna, ma è fortemente significativo che in Europa la maggiore incidenza di femminicidi, molto più che in Italia, si verifichi nei Paesi del Nord Europa, in testa nella classifica mondiale per l'attuazione della parità di genere.
Una donna mi faceva notare che sarebbe ora che l'uomo la smettesse di essere maschilista. 
Amica mia, non pensare che sia così facile, non pensare che sia come smettere un abito fuori moda.
Giancarlo Trigari