Peschiera, il giornalista Aldo Cazzullo fa riscoprire la Resistenza

Una serata emozionante quella del De Sica, dove Cazzullo ha presentato il suo libro "Possa il mio sangue servire": Una riflessione sui numerosi volti della Resistenza che coinvolse uomini e donne

Il Sindaco Zambon introduce Aldo Cazzullo al Teatro De Sica

Il Sindaco Zambon introduce Aldo Cazzullo al Teatro De Sica

«Essere italiani è un'opportunità e una responsabilità»

«Mi sono sentito un verme leggendo la lettera del Capitano Franco Balbis,  soprattutto pensando a come abbiamo ridotto il suo, il nostro Paese». Aldo Cazzullo si è espresso con tali parole nella serata di ieri sera al Cinema Teatro De Sica di Peschiera Borromeo, durante la quale ha presentato il suo ultimo libro sulla Resistenza “Possa il mio sangue servire”. Un incontro che ha emozionato e commosso i cittadini presenti, anche grazie alle letture effettuate da attori coinvolgenti, che con la propria voce hanno ridato vita alle ultime parole di chi si sacrificò in nome di un’ideale: l’Italia libera. Il libro che affronta le varie sfaccettature della Resistenza, raccoglie storie di italiani che si schierarono dalla “parte giusta”, decidendo di combattere il nazifascismo a ogni costo, anche della propria vita. È così che nel corso della serata, si sono alternate lettere scritte da uomini e donne, suore e soldati, comunisti e cattolici, medici e adolescenti, perché la lotta coinvolse tutti gli strati sociali e tutti diedero il proprio contributo alla Liberazione e alla ricostruzione dell’Italia. La scelta della prima lettura ricade sull’ultima testimonianza del Capitano di artiglieria Balbis, datata 5 aprile 1944. Balbis combatté ad El Alamein,  ma successivamente all’armistizio (8 settembre 1943) decise di entrare nel primo nucleo di Resistenza in Piemonte. Venne catturato e giustiziato. Le sue parole racchiudono una tale potenza che rappresentano un vero e proprio lascito non solo per i suoi contemporanei, ma anche per le future generazioni di italiani: «Possa il mio sangue servire per ricostruire l’unità italiana e per riportare la nostra terra a essere stimata e onorata in tutto il mondo». Parole che non possono lasciare indifferenti, come anche le storie introdotte da Cazzullo prima delle diverse letture, come quella di suora Teresina, Madre Superiora dell’ordine delle Clarisse di Assisi, che partecipava in prima persona alla consegna di passaporti falsi utili a salvare gli ebrei. E ancora quella della Madre Superiora Enrichetta Alfieri, una grande donna (ora Santa) che aiutò Indro Montanelli e Mike Buongiorno, rivoluzionari rinchiusi nel carcere di San Vittore, a incontrare clandestinamente la propria moglie o madre, e a consegnare messaggi alle spalle delle guardie fasciste.
Tra la schiera di resistenti troviamo anche il Brigadiere Angelo Joppi, torturato a Roma dai tedeschi perché accusato di collaborare con i partigiani. Resistette strenuamente ad ogni vessazione, senza mai rivelare un solo nome. Egli non apparteneva ad alcun partito e ripeteva costantemente «io amo la mia Patria», riuscendo quasi a commuovere il proprio torturatore. Venne liberato dagli americani il 4 giugno 1944, che usarono una sua foto pubblicandola su “Life” a dimostrazione della brutalità espressa dai nazifascisti. Tanti però non sopravvissero, come il 13enne Franco Cesani, un giovanissimo partigiano che nascose sempre il fatto di essere ebreo, e che morì in combattimento facendo da scudo al proprio comandante.  Non tornarono a casa nemmeno molti dei 650mila soldati italiani internati in Germania, che dopo l’armistizio si rifiutarono di servire Mussolini. Ebbero l’occasione di far ritorno in Italia, bastava firmare un contratto: «Una firma disonorevole che rappresenterebbe la fine di tutta la Resistenza» come scrisse il Capitano de Tonis il 5 aprile 1944.  Aldo Cazzullo, uno dei più autorevoli giornalisti del panorama italiano, ha creato una vera e propria eredità culturale attraverso la raccolta di tutte queste storie, molte sconosciute ai più, ma che meritano di essere raccontate soprattutto nelle scuole, dove la memoria in merito alla Resistenza si affievolisce di anno in anno. «Vedere dei ragazzi all’ultimo anno di liceo – spiega Cazzullo - che non hanno idea di cosa sia l’eccidio delle Fosse Ardeatine o che non conoscano il vero significato della Resistenza è molto triste. Questo dimostra quanto sia necessario ripristinare la trasmissione della memoria. Inoltre ci troviamo in un periodo storico nel quale i giovani spesso pensano di essere nati nel Paese sbagliato, ma bisogna capire che essere italiani è un’opportunità e soprattutto una responsabilità. Dobbiamo proteggere il nostro Paese – conclude- ricordando che l’Italia era un’ideale per cui dare la vita».