La rivolta dei panettieri: «Mantenere aperte le attività è impossibile. Se il nuovo governo non ci aiuterà, da qui a Natale non sopravviveremo»

Delle circa cinquemila imprese di panificazione in Italia, nei prossimi mesi la metà rischia la chiusura. Questa la denuncia dell’Associazione Nazionale Autonomi e Partite Iva

Il grido di aiuto di Michele in rappresentanza di tutta la categoria

Il grido di aiuto di Michele in rappresentanza di tutta la categoria Un giovane panificatore con due aziende affermate di prodotti da forno

A scendere in piazza sono i panificatori, i pasticcieri, i produttori di prodotti da forno. La protesta parte dalla Toscana, ma è destinata ad allargarsi a macchia d’olio in tutto il Paese. Ai costi esorbitanti delle bollette e agli aumenti delle materie prime, si aggiungono il calo dei consumi e le difficoltà a reperire il personale. I costi, dichiarano i panificatori, superano i ricavi.  «Molti panifici hanno già messo in cassa integrazione i dipendenti ed il prossimo passo sarà la chiusura totale delle attività - ha ricordato il presidente dell’Associazione Nazionale Autonomi e Partite Iva Eugenio Filograna. Infatti, delle circa cinquemila imprese di panificazione in Italia, nei prossimi mesi la metà rischia la chiusura, con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. Il Ministero alle Imprese a cui si è aggiunto il “Ministero al Made in Italy”, rischia di veder ridurre un settore di alta qualità come quello dei prodotti da forno italiani. Il settore agroalimentare, così come molti gli altri, è in grave difficoltà. Sulle nostre pagine riceviamo ogni giorno richieste d’aiuto da micro, piccole e medie attività. Noi Autonomi e Partite Iva attendiamo azioni decise ed immediate da parte del Governo. Abbiamo anche proposto delle soluzioni immediate ed efficaci come il Risanamento Equitativo; esso rilancerebbe la nostra economia rispetto ad un condono che avrebbe solo un effetto placebo», insiste ancora una volta il presidente Filograna sul progetto del Risanamento Equitativo. Michele è un giovane panificatore con due aziende affermate di prodotti da forno in Puglia. La sua storia è simile a migliaia di attività come le sue dislocate in tutta Italia. Michele è anche uno dei tanti associati dell’Associazione Nazionale Autonomi e Partite Iva. «I nostri costi – racconta Michele -  sono aumentati in maniera vertiginosa, ad iniziare dalle bollette di energia elettrica e del gas che in un solo anno si sono quadruplicati. Stessa cosa dicasi per le materie prime i cui, nel migliore dei casi, si sono raddoppiati. Sto parlando di farina, burro, mozzarella, lievito di birra, olio di semi (arrivato a costare più dell’olio d’oliva). Per venire incontro ai nostri clienti abbiamo aumentato i prezzi solo del 15% mentre i profitti si sono completamente azzerati. Nonostante il contenimento degli aumenti abbiamo registrato una diminuzione di vendite dal 30 al 40%.  Ma se non aumenteremo i prezzi di vendita al più presto, entro la fine dell’anno saremo costretti a chiudere». Quello di Michele è un rinomato panificio che produce oltre al pane, altri prodotti da forno come focacce, biscotti ed anche panettoni natalizi artigianali. Proprio su questi egli si sofferma: «Abbiamo deciso di dimezzare la produzione rispetto allo scorso anno e di apportare un aumento di 5 euro del solo costo ricetta. Questo per cercare di limitare l’aumento del prezzo finale che sarà comunque del 50% in più rispetto a quello dello scorso anno. Ma se accadrà quello che sta già avvenendo per il pane, del quale la famiglia sembra aver ridotto i consumi, prevediamo una riduzione drastica anche dei prodotti tradizionali natalizi che in passato ci ordinavano da ogni parte d’Italia. Mantenere aperte le attività a queste condizioni è impossibile. Lavoriamo senza profitti, addirittura rimettendoci. Se il nuovo governo non ci aiuterà perlomeno con interventi strutturali per limitare l'impatto della crisi energetica, da qui a Natale non ce la faremo a sopravvivere».