Melegnano: in piazza commercianti e artigiani contro il “caro Tari”; il sindaco riceve le associazioni di categoria

Confcommercio: «Chiediamo azioni concrete per far pagare ai commercianti solo quanto effettivamente dovuto». Reazioni e interviste.

Lo striscione che accoglieva in piazza

Lo striscione che accoglieva in piazza commercianti, artigiani e cittadini per la protesta

L'associazione Confcommercio

L'associazione Confcommercio da sinistra Cesare Lavia, segretario di Confcommercio Melegnano; Caterina Ippolito, presidente dell'associazione melegnanese e Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza

«Dopo la manifestazione abbiamo avuto un incontro con l’amministrazione comunale a cui abbiamo consegnato brevi manu il documento contenente le richieste dell’associazione commercianti; di fatto abbiamo ricevuto una promessa a rivedere la posizione del Comune e l’interpretazione del Regolamento sulla Tari. Siamo ancora alle promesse, abbiamo quindi chiesto che le stesse si tramutino in azioni concrete. Dopo la lettera del sindaco Bertoli ci era stato anche chiesto di non fare la protesta, ma abbiamo ritenuto che il documento non fosse sufficiente» così Cesare Lavia, segretario di Confcommercio Melegnano, riassume il colloquio tra associazioni di categoria e Giunta avvenuto subito dopo la protesta di commercianti e artigiani tenutasi nella mattinata di giovedì 16 maggio 2019 sotto le finestre di Palazzo Broletto.
Ad aprire la manifestazione Caterina Ippolito, presidente di Confcommercio Melegnano, che ha ribadito le richieste delle categorie rappresentate: «Chiediamo che la Tari venga fatta pagare per ciò che le attività producono e per quanto effettivamente dovuto, è inaccettabile che l’amministrazione comunale affermi che i commercianti sono evasori quando in otto mesi non è stato fatto nulla. Come categoria non ci fidiamo più delle affermazioni dell’amministrazione, vogliamo che il Comune metta nero su bianco delle proposte e mi auguro si arrivi a una soluzione certa in tempi brevi, anche perché a oggi sono già a rischio chiusura quindici attività». Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, ha aggiunto: «Sulla lettera del sindaco mi limito a dire che poteva arrivare otto mesi fa, quando l’associazione si è presentata in Comune per far presente la problematica, e poi potevano essere fatti tutti i passaggi istituzionali necessari. L’amministrazione comunale dovrebbe assumersi la responsabilità del proprio errore e non  far decidere a un giudice. Se vuole invece che Melegnano diventi una città dormitorio continui pure su questa linea, noi su questa partita non molliamo di un centimetro».
Paolo Mohammed, Veronica Spoldi e Luigi Belfiore

Paolo Mohammed, Veronica Spoldi e Luigi Belfiore titolari rispettivamente del ristorante Medhelan, della Pasticceria Lombardia e del Self Service della Frutta

«Speriamo che facciano quanto hanno scritto e che la protesta serva a qualcosa, io ho un’attività familiare e pur producendo pochi rifiuti paghiamo 800 euro al mese di Tari. Non è possibile che adesso mi chiedano degli arretrati per circa 35mila euro» ha detto Paolo Mohammed, titolare del ristorante “Medhelan”; a fargli eco anche Veronica Spoldi della “Pasticceria Lombardia”: «Siamo artigiani pasticceri e nella nostra attività abbiamo un angolo caffetteria, ora ci vengono chiesti 8mila e 500 euro di arretrati come se il locale fosse tutto adibito a bar. Abbiamo fatto anche due ricorsi nei termini di legge e in entrambi i casi sono stati respinti». Luigi Belfiore, titolare del “Self Service della Frutta” ha affermato: «Queste richieste esorbitanti non mi stanno bene, io ho ricevuto una cartella esattoriale di circa 50mila euro e ho fatto ricorso prima del termine previsto di sessanta giorni, ma non ho ancora avuto risposta. La Tari deve tornare a essere calcolata come prima».
Giovanni e Valentina Zuffada

Giovanni e Valentina Zuffada della pizzeria La Bussola

Anche Giovanni e Valentina Zuffada della pizzeria “La Bussola” hanno detto la loro: «Per la nostra attività hanno calcolato metrature sbagliate, imputandoci pagamenti non dovuti e degli arretrati per circa 20mila euro. Tra l’altro mandando le cose per le lunghe hanno fatto scadere i termini per i ricorsi, noi lo abbiamo presentato ma al momento non abbiamo riscontri».
Da sinistra Silvia Marangoni, Sun Jing, Renata Parmigiani e Stefano Besozzi

Da sinistra Silvia Marangoni, Sun Jing, Renata Parmigiani e Stefano Besozzi titolari rispettivamente di Ago e Filo; dei centri estetici Orient Express; del negozio di abbigliamenti Nome e Cognome e di Foto Besozzi

Concordi anche Silvia Marangoni, titolare di “Ago e Filo”; Stefano Besozzi, titolare di “Foto Besozzi”; Sun Jing, proprietaria dei centri estetici “Orient Express”; tutti con accertamenti Tari pendenti che hanno precisato come «produciamo poca indifferenziata e siamo già pesantemente tassati, ma forse qui dimenticano che noi lavoriamo per vivere e che non siamo industriali o vacche da mungere».
Da sinistra Erica Germani e Luca Daniotti

Da sinistra Erica Germani e Luca Daniotti rispettivamente titolari de Il Riccio Pasticcione e dell'Osteria del Portone

Erica Germani de “Il Riccio Pasticcione”, che aveva già fatto sentire la sua voce in occasione del Consiglio comunale aperto ha ribadito: «Ci si metta a un tavolo e si risolva ora la questione senza stare a dare colpe a chi c’è stato prima, c’è un intero paese tra commercianti e cittadini che chiede di fermarsi. Spero che la lettera del sindaco sia un ritorno di umanità». Infine, Luca Daniotti dell’“Osteria del Portone”, l’attività più colpita con una cartella da 180mila euro, ha dichiarato: «Noi paghiamo per i rifiuti circa 12mila euro all'anno, questi arretrati sono uno sproposito e forse ora si stanno rendendo conto di quello che hanno fatto. Ci hanno anche accusati di aver fatto dei lavori non dichiarati, ma dove sono i documenti che lo dimostrano? L’unica cosa fatta è stata ammodernare gli spazi e sistemarli senza toccare in alcun modo le superfici».
Da sinistra Renata Parmigiani e Mosé Cugnach

Da sinistra Renata Parmigiani e Mosé Cugnach rispettivamente titolari di Nome e Cognome e de Il Barbarossa

Non sono mancate le dichiarazioni di esercenti solidali come quella di Renata Parmigiani, titolare del negozio di abbigliamento “Nome e Cognome”: «Non ho avuto accertamenti ma penso che la lettera del sindaco dica e non dica niente, non ci sono ancora soluzioni» o di Mosé Cugnach, proprietario de “Il Barbarossa”: «La cosa deve fermarsi qui. La lettera del sindaco poi doveva arrivare molto prima. Certo, meglio tardi che mai; speriamo solo che la cosa si risolva per il bene di tutti, commercianti e privati».
Elisa Barchetta
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