L’ospedale Niguarda festeggia 80 anni di attività

Inaugurato il 10 ottobre 1939 e nato come 'costola periferica' del Policlinico di Milano, ormai non più sufficiente alle necessità di una città che andava espandendosi, è divenuto uno dei presidi ospedalieri più importanti d’Italia

Il 10 ottobre 1939 veniva inaugurato a Milano il nuovo Ospedale Niguarda. Entrava quel giorno la prima paziente, la signora Luigia, affetta da colecistite acuta e ricoverata presso la divisione medica. In questi 'primi 80 anni' Niguarda ha saputo crescere e rinnovarsi, affrontando importanti trasformazioni strutturali e organizzative che lo hanno reso un ospedale di riferimento regionale e nazionale. Originariamente nacque come 'costola periferica' del Policlinico di Milano, ospedale ormai non era più sufficiente alle necessità di una città che andava espandendosi, con un enorme bacino industriale a nord. Il 13 luglio del 1932, quindi, l'ing. Giulio Marcovigi e il prof. Enrico Ronzani, consegnarono il progetto del Niguarda, ambizioso e innovativo. Su una superficie di 322.000 metri quadrati, furono edificati quasi 55.000 metri quadrati di edifici, 132.000 occupati da strade e piazzali, 135.000 sistemati a giardino e prato. Ad essere 'grandioso' non fu solo il progetto dell'ospedale, ma anche la generosità dei cittadini: oltre i 2/3 dei costi per la realizzazione dell'ospedale furono finanziati dalla generosità di moltissimi benefattori. Fin dalla sua origine l'ospedale ha rappresentato un modello di qualità e innovazione in campo medico nel contesto regionale e nazionale. È indiscusso, infatti, il contributo in che in questi 80 anni i professionisti dell'ospedale hanno saputo dare in vari settori per il progresso delle cure e della medicina. «L'ospedale di Niguarda nasce da un'opera di beneficienza e incarna perfettamente lo spirito milanese e lombardo improntato sulla generosità – commenta Attilio Fontana, presidente di Regione Lombardia -. Ha saputo mantenere un rapporto diretto e particolare con il cuore delle persone di questo territorio sviluppando contestualmente rapporti di collaborazione con le migliori strutture del mondo. Grazie alle oltre 4500 persone che ogni giorno lavorano in questi reparti, stanno dimostrando, insieme a molti altri colleghi dei presidi socio sanitari della Lombardia, un grande affetto verso la sanità pubblica, sottoponendosi a turni pesantissimi determinati soprattutto dai vincoli molto rigidi che a livello nazionale imbrigliano l'assunzione di personale adeguato». 
Redazione Web

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