Bus incendiato, la tragica testimonianza della bidella in servizio sul pullman: «Ha incatenato le porte, buttato la benzina e gridava voi morite»

Mercoledì 20 marzo Tiziana Magarini è stata l’ultima persona a rimanere sul mezzo, nell’istante che Oyssenou Sy dava fuoco al pullman: «un carabiniere mi ha afferrato e mi ha spinto fuori»

Tiziana Magarini

Tiziana Magarini La bidella in servizio sul pullman dato alle fiamme il 20 marzo 2019

Tiziana Magarini, 54 anni, bidella della scuola Vailati ha raccontato a Il Giornale: «Mi sono seduta al primo posto, al fianco dell’autista, e all’improvviso ho visto che si rigirava fra le mani un coltello. Sono rimasta interdetta, ho fissato negli occhi i due insegnanti di educazione fisica, due uomini. Non capivamo». Il piano, architettato con lucida follia, viene rivelato di colpo: «Mi ha passato delle fascette. E mi ha detto: Lega i professori. Loro sono sbiancati, io ero sempre più disorientata ma mi facevo coraggio: Sarà uno scherzo. Lui si è alzato e ha sistemato dei lucchetti e delle catene per bloccare le porte. Poi mi ha urlato: Falli tacere, falli stare zitti. Sempre in piedi, ha scandito alcune parole: Adesso facciamo un viaggetto. Ha fatto balenare un accendigas e ha estratto per un attimo dalla tasca una pistola». Una bambina testimonierà poi: «Tiziana è venuta verso di noi a ritirare i cellulari, era pallidissima e in quell’attimo abbiamo avuto paura, quasi ci implorava: Questo è matto, cerchiamo di non farlo uscire di testa». Il senegalese ha poi passato a Tiziana «una tanica di benzina e mi ha urlato di buttarla sul pavimento. Nel caos ho cercato di spargerla giù dalle fessure, verso le porte, cosi da limitare i danni». Il pullman parte, due insegnanti sono legati a un palo di sostegno, la maggior parte dei ragazzi immobilizzati, ma un ragazzino a cui non ha preso il cellulare riesce a chiamare la polizia.
«Accelerava e frenava di botto – prosegue la signora Tiziana – abbiamo rischiato più di una volta l’incidente, ma cercava di non andare troppo veloce per insospettire gli altri conducenti. E continuava a dire: Andiamo a Linate, Linate. E ancora: Voi morite, voi morite, io devo vendicare i bambini morti nel mare». A un certo punto l’immigrato si è fermato di nuovo e le ha passato un’altra tanica: «Benzina, benzina dappertutto. E poi da un borsone ha tirato fuori coperte e stracci, li ha imbevuti e li ha appesi ai vetri, oscurando la parte anteriore del mezzo». Finalmente, vengono raggiunti dai mezzi delle forze dell’ordine: «Urlavamo che non sparassero perché avevamo paura di saltare in aria». I ragazzi vengono fatti uscire dai vetri, l’ultima a rimanere sul mezzo, proprio Tiziana: «Ero con lui, mi sono sentita perduta. Ma un attimo prima che desse fuoco a tutto un carabiniere mi ha afferrato e mi ha spinto fuori».
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