Accusato di aver violentato una ragazza che poi si suicidò: assolto 28enne

I fatti a maggio dello scorso anno. La 21enne si lanciò dal 4° piano dell’ospedale Predabissi di Vizzolo. L’imputato ha sempre sostenuto che il rapporto fosse consenziente

Il tribunale di Lodi ha emesso la sentenza di assoluzione nei confronti di un 28enne, accusato di aver costretto una giovane paziente psichiatrica a compiere atti sessuali. L’imputato, residente nel territorio e di famiglia italiana, aveva incontrato la donna mentre quest’ultima attendeva una visita al pronto soccorso dell’ospedale di Vizzolo Predabissi, nella notte tra il 27 e il 28 maggio dello scorso anno. Fin dall’inizio, l’uomo ha sostenuto che l’interazione fosse stata consensuale, posizione che, unitamente alla carenza di elementi probatori, ha portato alla sua assoluzione. Lo stesso pomeriggio del 28 maggio, la giovane, trasferita in ginecologia, aveva deciso di porre fine alla propria vita, lanciandosi dal quarto piano dell’ospedale. Sebbene il gesto tragico non fosse oggetto di contestazione nel processo per violenza sessuale, ha acceso riflessioni sulla gestione dell’emergenza sanitaria e sociale. Nel corso delle indagini, la Procura di Lodi sta approfondendo il ruolo di alcuni operatori sanitari, per verificare se vi siano state omissioni o mancanze nell’intervento volto a proteggere una persona in evidente condizione di fragilità. La paziente, infatti, aveva chiesto aiuto e si era recata in ospedale in attesa che i servizi sociali le trovassero un alloggio protetto, in seguito a una difficile situazione familiare. L’imputato era giunto al pronto soccorso in stato di alterazione, a causa di un consumo eccessivo di alcol insieme ad alcuni amici, mentre la giovane era stata precedentemente visitata in psichiatria e dimessa. Secondo quanto ricostruito, i due si sarebbero incontrati nel parcheggio dell’ospedale, scambiandosi parole per circa trenta minuti, prima che la donna rientrasse nella propria stanza, seguita in seguito dall’uomo. Il pubblico ministero, in origine, aveva richiesto una pena di sette anni e mezzo di reclusione, ma il giudice, ritenendo insufficiente il supporto probatorio e non accertato il reato, ha deciso per l’assoluzione.