Iran, le donne in rivolta: le proteste coinvolgono almeno 80 città in tutto il paese, la sfida al regime

L’occidente, con le sue diplomazie, non presta molta attenzione alle proteste in Iran, probabilmente a causa dell’attuale crisi economica, alla pandemia e soprattutto all’attuale stato della guerra in Ucraina

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L'opinione di Moreno Mazzola

Dopo la morte in una caserma della ventiduenne curda Mahsa Amini, arrestata dalla polizia morale perché indossava male il velo, si è innestata un’ondata di protesta in Iran che, rispetto a quanto accaduto in passato, sembra molto più ampia e inclusiva, infatti alle proteste partecipano giovani, studenti, uomini e gli abitanti delle grande città oltre alle donne. L’azione simbolica di tagliarsi i capelli ha visto anche manifestazioni in tutto il mondo. Ad oggi l’azione repressiva del regime iraniano conta circa 1200 arresti e oltre 76 morti in tutto il paese. Questi sono dati non definitivi e di difficile verifica a causa del blocco di internet in tutto il paese ma sembra ormai certo che le proteste coinvolgono almeno 80 città in tutto il paese con la partecipazione di personaggi noti a livello nazionale. Risulta interessante notare che la protesta delle donne iraniane sembra oltrepassare le divisioni etniche all’interno dell’Iran con un sentimento diffuso e condiviso che vuole la libertà delle donne e riconosca la loro autodeterminazione a decidere come vestirsi e come partecipare alla vita pubblica che oggi gli sono negate. Occorre un maggior sostegno della comunità internazionale, le manifestazioni di protesta nelle maggiori città mondiali non bastano a fare in modo che si possa avviare quel cambiamento che molti in Iran stanno chiedendo. Ma oggi l’occidente, con le sue diplomazie, non presta molta attenzione alle proteste in Iran, probabilmente a causa dell’attuale crisi economica, alla situazione in divenire della pandemia e soprattutto all’attuale stato della guerra in Ucraina. Europa e Stati Uniti hanno guardato sinora distrattamente alle proteste in corso in Iran. La reazione delle capitali occidentali si è limitata, ad oggi, solo alla ventilata minaccia di nuove sanzioni contro Teheran, mentre, sul fronte dei negoziati per un accordo sul nucleare si procede come inizialmente previsto. Mai come oggi le proteste, nate attorno all’obbligo di velarsi delle donne, potrebbe fungere da elemento propulsivo per un’azione politica più ampia e trasversale, in una situazione problematica come quella iraniana molte persone potrebbero aderire alla proteste delle donne per sfidare il regime. Nei paesi islamici, in particolare in Iran, è sempre di più la protesta femminile che potrebbe dare inizio al cambiamento atteso ormai da tempo, dalla rivoluzione del 1979 con le conseguenti azioni repressive del regime. Il rischio che questa richiesta di cambiamento potrebbe non andare a compimento è legato alle azioni delle nazioni occidentali, se lasciamo da soli il popolo iraniano che protesta, il cambiamento potrebbe non vedere la luce e, come successo in passato, estremizzare l’azione repressiva del regime perdendo così una occasione importante per dare un segnale di libertà nella regione. Speriamo che, pur in un contesto geopolitico mondiale problematico, ci possano essere ulteriori segnali di protesta e di azioni anche e soprattutto sanzionatorie verso il regime iraniano, se ciò non avvenisse il mondo occidentale avrebbe perso una occasione storica.

“La democrazia non è solamente la possibilità ed il diritto di esprimere la propria opinione, ma è anche la garanzia che tale opinione venga presa in considerazione da parte del potere, la possibilità per ciascuno di avere una parte reale nelle decisioni.” - Alexander Dubcek

Moreno Mazzola