L’Araba Fenice del Partito democratico

L'opinione di Moreno Mazzola: «Ci risiamo, il PD, a fronte dei risultati elettorali, si trova a rimettersi in discussione con la celebrazione di un nuovo congresso»

Ci risiamo, il Partito Democratico, a fronte dei risultati elettorali, si trova a rimettersi in discussione con la celebrazione di un nuovo Congresso. Dalla sua nascita il partito ha visto una continua emorragia di segretari e innumerevoli congressi. I congressi sono l’Araba Fenice dei democratici, sono cioè quei momenti dove si mette in discussione la capacità di rappresentanza e il ruolo da assumere nella società. Ma poi spesso rinasce tutto come prima. I segretari passano, ma quello che non passano sono i colonnelli e le rispettive correnti. Tutti in cerca di un posizionamento di potere. Anche la spinta enunciata dal segretario Enrico Letta nell’ultima Direzione nazionale, nella quale ha sostenuto la necessità di dare spazio alla nuove generazioni, richiama in modo neanche troppo implicito il concetto di rottamazione di renziana memoria. Il Pd dovrebbe avere la capacità di raccogliere attorno a sé le migliori figure e le migliori competenze senza guardare alla carta d’identità, altrimenti, non sarà in grado di rappresentare correttamente le istanze della popolazione italiana. Bisogna facilitare l'introduzione di nuova linfa vitale negli organi dirigenti a tutti i livelli senza esasperare il concetto del giovanilismo. Ad oggi le parole chiave più rappresentate sono revisionare, ricostruire,  rifondare e rifare da capo. Il 21 aprile 2007, al congresso fondativo del Partito democratico, veniva sostenuto il postulato per il quale il partito dovesse diventare il luogo di incontro delle migliori culture riformiste del paese. Quel progetto non si è mai realizzato compiutamente, e questo dovrebbe essere uno dei punti da cui bisognerebbe ripartire. Anche la fantomatica tesi che affermava la vocazione maggioritaria dei democratici, deve essere ripensata. Perché la vocazione maggioritaria non può essere la ricerca esasperata del consenso finalizzata a sostenere un governo  in autonomia, ma dovrà necessariamente rappresentare un concetto di valore più alto, cioè quello di essere punto di riferimento per una coalizione ampia. Nel congresso, senza se e senza ma, i delegati dovranno assolutamente confrontarsi su tutto ciò. Dovranno ragionare su cosa vuole essere e fare il Pd in futuro, ripartendo dalle idee che erano all’origine della sua nascita. Inoltre, dovranno affrontare il tema fondamentale delle alleanze, perché nessuno vince da solo. Bisognerà rimarcare una linea politica tale per cui là dove si è opposizione c'è necessità di rendere evidenti idee e proposte agli elettori garantendo nel contempo una opposizione costruttiva sui contenuti, dove si è maggioranza si deve cercare un confronto approfondito con i cittadini sulle proposte di governo. Difficile ma possibile se il PD e i suoi organi dirigenti saranno in grado di anteporre il noi all’io. Un case history da valutare, per non incorrere negli stessi errori, è quello dell’Ulivo, un fenomeno politico innovativo per l’epoca, che purtroppo non ebbe sviluppo. Allora la mobilitazione di un ampio schieramento di partiti e associazioni che intravedevano lo spazio per fare politica lasciando parte della propria sovranità all’entità più ampia, che era la coalizione, portò al successo elettorale.

“Quando avete un problema e contate sulla classe politica per risolverlo, voi avete due problemi. Perché non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato". - Albert Einstein

Moreno Mazzola