La resa della sinistra all’Islam politico incompatibile con la democrazia: diritti civili svenduti in nome di una finta inclusione

La Sharia non è una semplice norma religiosa, ma un sistema giuridico alternativo che nega i fondamenti della libertà, della democrazia e della parità dei diritti; la sinistra occidentale e le femministe nostrane cancellano anni di battaglie civili, tradendo le conquiste dell’emancipazione in nome di un multiculturalismo ipocrita e autodistruttivo.

L’Islam politico non vuole integrarsi ma sostituirsi ai nostri sistemi di governo democratici

La separazione tra Stato e religione è il fondamento della civiltà democratica

Il cuore di ogni civiltà democratica è la separazione tra Stato e religione. È un principio su cui si fondano le nostre Costituzioni, le nostre leggi e il nostro modo di vivere. La religione, nella sua dimensione privata, è libera e tutelata. Ma quando diventa un progetto politico, una forma di governo, una visione teocratica che pretende di sostituirsi al diritto civile, allora si trasforma in una minaccia. È questo il nodo cruciale del problema dell’Islam politico.

Quando la religione diventa un progetto politico

Non stiamo parlando di spiritualità né di fedi personali, che sono e devono essere rispettate. Parliamo invece di quella componente dell’Islam che ambisce a trasformare le società in cui si insedia, imponendo norme religiose che negano i diritti fondamentali dell’individuo. La Sharia, per come è concepita nelle sue versioni più diffuse, non è un codice morale personale: è un sistema giuridico integrale, che disciplina ogni aspetto della vita pubblica e privata, dall’abbigliamento all’eredità, dai rapporti tra i sessi alla libertà di parola, dalla giustizia penale alla libertà religiosa.

La Sharia come sistema giuridico: perché è incompatibile con i diritti civili

In nessun Paese dove la Sharia è applicata vigono libertà individuali paragonabili a quelle occidentali. Le donne non hanno pari diritti rispetto agli uomini, gli omosessuali sono perseguitati, le minoranze religiose ridotte al silenzio. Non è un caso. Non è una deviazione. È una conseguenza diretta di un modello che nega il primato della legge civile e dei diritti dell’uomo in favore di una presunta legge divina.

La legalizzazione della pedofilia nei regimi islamici: il dramma delle spose bambine

Ma il punto più drammatico è quello che riguarda la condizione delle donne e delle bambine. Nei regimi ispirati alla Sharia, è lecito sposare una bambina di 9 anni, negandole un’infanzia, una scuola, una vita. Si tratta di pedofilia legalizzata sotto il mantello della religione, e nessuno in Europa dovrebbe mai avere paura di condannarlo con forza.

Donne senza diritti, senza voce, senza libertà: la condizione femminile sotto la Sharia

Alle donne è vietato studiare, guidare, ballare, cantare, scegliere se coprirsi o no, vivere pienamente. In alcuni casi, non possono nemmeno uscire di casa senza il permesso di un “guardiano” maschio. È inaccettabile. È barbarie. Chi giustifica tutto questo appellandosi alla “cultura” o alla “tolleranza” sta tradendo i valori fondamentali della nostra civiltà.

Teocrazie islamiche e terrorismo: fucine di odio contro l’Occidente

Ed è proprio nei contesti dove Islam religioso e Islam politico coincidono – dove non esiste separazione tra fede e potere, tra Corano e Costituzione – che nascono le realtà più pericolose per la sicurezza globale. I cosiddetti califfati, le teocrazie radicali, gli Stati islamici fondati sulla Sharia non sono solo luoghi in cui i diritti vengono cancellati: sono vere e proprie fucine di odio e di violenza, dove viene allevata una generazione educata al disprezzo dell’altro, dell’infedele, dell’occidente, della libertà. Da questi contesti emergono i terroristi che colpiscono indiscriminatamente, con attentati, stragi e kamikaze, contro chiunque sia visto come un ostacolo alla realizzazione del loro progetto totalitario: un mondo islamizzato, dominato da un unico potere teocratico, intollerante e violento. Non è un’ipotesi complottista: è storia recente. Dall’11 settembre a Bataclan, da Charlie Hebdo ai mercatini di Natale in Germania, le vittime sono sempre le stesse: civili innocenti, colpevoli solo di vivere liberi. Ed è per questo che ogni compromesso con questa ideologia è pericoloso. È una bomba a orologeria nella nostra società.

L’Islam radicale in Europa: il pericolo di un multiculturalismo parallelo

E chi pensa che questi principi restino confinati alle teocrazie mediorientali si sbaglia. In Europa, intere frange dell’Islam radicale promuovono un multiculturalismo parallelo, fatto di tribunali informali, di quartieri dove vigono codici religiosi, di pressioni sulle giovani donne perché rinuncino alla propria libertà in nome dell’“onore” familiare. Non è un problema di etnia, né di immigrazione in sé. È un problema di ideologia.

L’Islam politico non vuole integrarsi ma sostituirsi: l’Occidente deve reagire

L’Islam politico non chiede di integrarsi, ma di sostituirsi. Non cerca il confronto, ma l’affermazione. E di fronte a questo, l’Occidente non può più permettersi la miopia del relativismo culturale. Difendere i nostri valori – la libertà di parola, l’uguaglianza tra uomini e donne, il diritto a scegliere chi amare e come vivere – non è intolleranza: è dovere morale e civile.

La sinistra complice dell’intolleranza: quando l’inclusione diventa una resa

Ma c’è un’altra verità scomoda, che molti fingono di non vedere. Una parte significativa della sinistra occidentale è complice di questa deriva, nel nome di un multiculturalismo malinteso e di una “integrazione” che rinnega se stessa. In nome dell’inclusione, si giustifica l’inaccettabile. Si tollerano i burqa nelle scuole, le lezioni di nuoto separate per sesso, i matrimoni combinati, il silenzio sulle mutilazioni genitali femminili. Tutto questo mentre si pretende di essere ancora i difensori storici dei diritti civili. Ma quali diritti si stanno difendendo? Dove sono finite le battaglie per la libertà femminile, per la laicità, per l’autodeterminazione individuale? Abbracciare un modello culturale che nega proprio questi principi significa tradire le radici più autentiche della sinistra stessa. La verità è che una certa sinistra ha scelto di svendere la parità e i diritti delle donne in cambio di consenso e retorica, rinunciando a difendere i più deboli pur di non essere accusata di islamofobia. Ma chi tace davanti all’oppressione, per non disturbare l’integrazione, è già diventato parte del problema.

Difendere la libertà non è intolleranza: basta compromessi con chi nega i diritti

Serve fermezza. Niente spazi pubblici a chi predica l’odio. Niente compromessi con chi rifiuta la nostra Costituzione. Nessuna tolleranza per chi, nel nome della religione, vuole demolire le basi della convivenza democratica. Lo ripeto: il musulmano che prega nella sua moschea, nel rispetto della legge e della libertà altrui, è parte della nostra società. Ma l’imam che predica l’instaurazione della Sharia in Europa è un nemico della libertà. E come tale va trattato.

Fede e legge non sono la stessa cosa: l’Islam politico è incompatibile con la democrazia

L’Islam, in quanto fede, ha tutto il diritto di esistere nel nostro mondo. Ma l’Islam politico, che non distingue tra religione e Stato, è e resta incompatibile con la civiltà occidentale. Finché continueremo a fingere il contrario, saremo complici – e non difensori – delle bambine costrette a sposarsi, delle donne chiuse in casa, degli omosessuali condannati alla pena di morte, delle voci ridotte al silenzio.

«L’Islam è il Corano. Comunque e dovunque. E il Corano è incompatibile con la libertà, è incompatibile con la democrazia, è incompatibile con i Diritti Umani»

Cit. Oriana Fallaci

«Illudersi che esista un Islam buono e un Islam cattivo ossia non capire che esiste un Islam e basta, che tutto l'Islam è uno stagno e che di questo passo finiamo con l'affogar dentro lo stagno, è contro Ragione»

Cit. Oriana Fallaci

Giulio Carnevale