Fridays for Future, siamo tutti Gretini... ma anche no!

Il dibattito avviato da Paolo Rausa, si arrichisce dell'opinione di un altro lettore di 7giorni

Carlo Rubbia

Carlo Rubbia Foto Archivio Università di Padova

Gentile redazione, ho letto con interesse l'articolo di Paolo Rausa riguardo la manifestazione sui cambiamenti climatici che ha coinvolto i giovani, e anche meno giovani, sull'onda travolgente della svedese Greta Thunberg, testarda ragazzina che con la complicità e il supporto dei suoi genitori ha portato il tema in discussione fino alle Nazioni Unite, dando una scossa a tutto il mondo, oddio, quasi a tutto il mondo. Il coinvolgimento emotivo che ha visto scendere nelle piazze tutti i manifestanti, grazie anche alla pressante campagna promozionale svolta dai media, sempre attivi quando si vuole o si deve amplificare un argomento che è di particolare interesse ma, forse in buonafede, dimenticano di dare voce anche a chi ha una visione un po' diversa dalle masse media-guidate. Ci sono scienziati come Rubbia che contestano le valutazioni fatte dalla lettura dei dati statistici sul clima, dati a disposizione di tutti e che dicono che il clima ha sempre avuto una variazione verso l'alto o verso il basso come un'onda lunga che dura anche secoli, che sono stati registrati nelle profondità dei ghiacciai artici anche delle stagioni di deglaciazione profonda e successive glaciazioni. Ma questi argomenti non sono graditi a chi su questo clamore e coinvolgimento emotivo ci sta tirando l'ennesima fregatura, dopo la scoperta dell'enorme truffa della globalizzazione e della new economy, stanno infatti, sempre i soliti poteri forti, prendendo nuove strade per continuare a raggirare le masse dei popoli in tutto il mondo. Lo sanno questi neo “gretini” che il 90% delle emissioni di CO2 che sta, secondo loro, provocando la catastrofe climatica contro cui vogliono lottare sono causate dalle produzioni industriali di Cina, India e giù di lì, luoghi in cui si sono trasferite tutte le produzioni più inquinanti delle multinazionali che dovendo rispettare normative sempre più stringenti in Europa e nelle Americhe hanno deciso di continuare a inquinare pesantemente ma prendendosi la patente di benefattori perchè hanno portato “sviluppo” e migliori condizioni economiche in paesi poveri, riscattandoli dalla fame e dalle carestie, la famosa globalizzazione. Sanno che per assurdo che gli Stati Uniti d'America, grazie all'uso intensivo del Gas Naturale ha ridotto le sue emissioni fino a valori inferiori di tutta l'Europa? Sanno anche che grazie alle pratiche masochistiche delle politiche Europee siamo riusciti a perdere quantità enormi di posti di lavoro, con aumento della povertà in tutto il Continente, ma l'inquinamento globale ha continuato ad aumentare? Oltre a non continuare a sentirci in colpa per il fatto che siamo comunque già avviati verso una sostenibilità eco-ambientale, dovremmo razionalizzare le future decisioni e rivedere le pratiche che si voglio adottare, vedi elettrificazione di tutto il parco circolante, in quanto le fonti energetiche rinnovabili per quanto si possa ricoprire il territorio di pannelli fotovoltaici, di bruttissime pale eoliche ecc. ecc., non saranno mai sufficienti a fornire la ricarica per tutti i mezzi necessari. Considerato anche che abbiamo stupidamente rinunciato al nucleare, unica alternativa è avviare immediatamente la ricerca per rendere sicuro ed economico l'uso delle fuel-cell a idrogeno, unica possibilità di circolare a emissioni quasi pari a zero. Altra decisione che però deve prendere l'intera comunità europea è quella di non importare più niente da qualsiasi paese al mondo che non certifichi il prodotto stesso con un attestato di produzione ecologicamente sostenibile, fissando gli stessi limiti per tutte le produzioni nell'ambito UE, così tagliamo le gambe a quelle multinazionali che inquinando dove e come vogliono e si ingrassano di utili, ammazzando tutti noi. Ora, se approfondiamo quanto ho esposto, probabilmente potremmo fare un ragionamento un po' differente dal pensiero unico imposto da coloro che definisco ecoutopisti, il fanatismo e la ragione non vanno a braccetto ma ci vuole molta più razionalità e giudizio critico per affrontare argomenti di tale vastità.
Cesare A.


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