«Adesso basta! Il femminicidio in Italia è una piaga sociale da debellare urgentemente; “l’allontanamento civile” uno strumento utile»

"25 novembre, Giornata internazionale contro l'eliminazione della violenza sulle donne", l'editoriale di Carla Bruschi

Il femminicidio rappresenta una delle questioni più controverse e drammatiche affrontate dalla nostra  società. Nonostante le numerose manifestazioni, mostre, iniziative, serate e dibattiti dedicati a questo problema, quest’anno sono già 105 le donne uccise da da partner o ex partner. Secondo i dati del Viminale è un fenomeno in aumento.
Con la tragica morte di Giulia Cecchettin, il numero di donne assassinate dall'inizio dell'anno raggiunge quota 105. Questo dato allarmante è stato reso ancora più evidente dagli omicidi recenti della dottoressa Francesca Romeo, uccisa brutalmente con un fucile mentre tornava a casa dopo il suo turno notturno nel servizio di guardia medica, e di Patrizia Lombardi, presumibilmente strangolata dal proprio figlio qualche giorno fa a Capodrise, nel casertano. La notizia dell'uccisione di Giulia Cecchettin non fa altro che amplificare una triste realtà sociale: la violenza sulle donne rimane un problema di portata nazionale. È giunto il momento di dire basta. È necessario coinvolgere l'intera società a tutti i livelli in una lotta senza quartiere per porre fine a questa realtà dolorosa.
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San Giuliano Milanese, anno 2019, il sindaco Marco Segala con l'artista Carla Bruschi

San Giuliano Milanese, anno 2019, il sindaco Marco Segala con l'artista Carla Bruschi posano davanti al manifesto raffigurante l'opera donata al Comune

Il termine "femminicidio" si riferisce all'uccisione di donne in virtù del loro genere, ma va oltre il semplice omicidio. È un fenomeno legato ad atti di violenza, intimidazione e sfruttamento che mettono in luce una profonda mancanza di rispetto per la dignità e l'autonomia delle donne. Questi atti crudeli e ingiustificabili rappresentano paradossalmente una manifestazione estrema, ma purtroppo tangibile, di un pensiero radicato nella società - un pensiero che considera le donne come proprietà, oggetti di possesso e controllo.
Per combattere il femminicidio, è fondamentale coinvolgere tutti i settori della società. Le istituzioni, dal governo alle forze dell'ordine, devono rafforzare le leggi e implementare misure concrete volte a proteggere le donne e a punire severamente gli autori di tali crimini. Inoltre, è necessario sensibilizzare i cittadini attraverso l'educazione, il dialogo e la promozione di una cultura di rispetto e parità di genere. Solo attraverso una collaborazione attiva di tutta la comunità sarà possibile eradicare questa mentalità ossessiva e profondamente sbagliata. L'educazione rappresenta una componente essenziale nella lotta contro il femminicidio. È fondamentale insegnare fin da piccoli, nelle scuole e in famiglia, il valore del rispetto reciproco, della consapevolezza delle proprie azioni e della parità di genere. La promozione di valori come il rispetto, l'empatia e l'uguaglianza deve essere alla base di una società che desidera un futuro migliore per tutti. È importante che ci sia un’azione coordinata e responsabile anche dei mass media che devono scendere in campo al fianco di Istituzioni e Associazioni per promuovere una serie di azioni concrete,  per affrontare la violenza di genere puntando a responsabilizzare i modelli dei giovani, gli influencer e personaggi dello show business. Bisogna puntare sull’educazione sulla parità di genere, che promuova modelli positivi di mascolinità. Solo attraverso un approccio olistico e collaborativo saremo in grado di combattere efficacemente la violenza sulle donne e proteggere la loro dignità e i loro diritti fondamentali. Nessuno può chiamarsi fuori, tantomeno le Istituzioni locali chiamate a fare la propria parte, perché la rete di sorveglianza a km zero è la prima in grado di raccogliere segnali di disagio. Ci vogliono fondi per formare il personale sanitario, le Forze dell’Ordine, per mettere a disposizione Assistenza legale gratuita per chi non se la può permettere, e infine ci vuole uno sforzo sul Bilancio dello Stato per aprire speciali sezioni di Magistrati nelle Procure di tutta Italia, aperte h24, 365gg all’anno, che possano intervenire immediatamente con strumenti quali “L'allontanamento civile”.  L'allontanamento civile è una misura ancora poco adottata dalla magistratura italiana per proteggere le vittime di violenza domestica e allontanarle dai loro carnefici. Questa misura viene presa quando è necessario garantire la sicurezza e il benessere delle vittime di violenza domestica e allontanarle dai loro aguzzini. L'allontanamento civile viene applicato dagli uffici del giudice per le indagini preliminari (GIP) o del tribunale, su richiesta della vittima o di un familiare, o anche su iniziativa stessa del pubblico ministero. Questa misura può essere adottata in vari contesti, come la violenza domestica, lo stalking o qualsiasi altra forma di violenza di genere.
L'obiettivo principale dell'allontanamento civile è garantire la sicurezza della vittima e sottrarla al pericolo immediato rappresentato dal carnefice. Nel procedimento, il giudice valuta attentamente la situazione, anche ascoltando le testimonianze della vittima e di altri testimoni, per determinare se è necessario emettere un provvedimento di allontanamento. Il provvedimento di allontanamento civile può prevedere diversi tipi di misure protettive, come l'allontanamento del carnefice dalla casa comune, l'esclusione dalla residenza, il divieto di avvicinarsi o di comunicare con la vittima, o qualsiasi altra disposizione che il giudice ritenga necessaria per proteggere la vittima. L'allontanamento civile rappresenta uno strumento importante per garantire la sicurezza delle vittime di violenza domestica e offre loro una protezione immediata per creare una società in cui tutte le persone possano vivere libere e senza paura.


Carla Bruschi

Responsabile Dipartimento Pari Opportunità
Forza Italia, Milano