Libano, Ong etiope denuncia il dramma degli abusi sessuali sul luogo di lavoro: «sette donne migranti su dieci vittime abusi sessuali»

Banchi Yimer fondatrice dell’ Ong Egna Legna, una comunità di attiviste femministe che si occupa dei problemi delle lavoratrici domestiche migranti e sui problemi generali delle donne in Libano ed Etiopia renderà pubblico oggi il rapporto

Banchi Yimer fondatrice dell'ONG Egna Legna

Banchi Yimer fondatrice dell'ONG Egna Legna un nome che in lingua amarica vuol dire "da noi migranti a noi migranti"

"Da noi migranti a noi migranti"

«Tutti nella nuova casa erano gentili, ma il marito mi molestava. Non potevo dirlo alla moglie perché lo amava. Non volevo distruggere una famiglia. Ma le molestie sono avvenute ripetutamente, ho amiche che lavorano per alcuni vicini, e quando ho detto loro che ero vittima di abusi sessuali, mi hanno detto che anche loro venivano molestate», questa è una delle drammatiche testimonianze, raccolte. In tutto sono quasi mille le interviste condotte in un anno con donne di otto differenti nazionalità. Il tutto è contenuto in un rapporto redatto dall'Ong con radici etiopi Egna Legna, un nome che in lingua amarica vuol dire "da noi migranti a noi migranti".

(DIRE) Roma, 12 ottobre - Quasi sette su dieci. Vittime di molestie e abusi sessuali da parte dei loro datori di lavoro. Donne migranti di origine straniera che in Libano garantiscono assistenza domestica ma restano a oggi senza alcun tipo di protezione di legge. Con l'agenzia Dire ne parla la fondatrice, Banchi Yimer. «Centinaia di migliaia di migranti lavoratrici domestiche hanno bisogno di essere incluse»,  il suo appello.  «Siamo deluse ma non sorprese del fatto che non siano protette dalla legge 205 approvata nel dicembre 2020, che criminalizza le violenze sessuali ma soltanto se sono commesse contro cittadini e cittadine libanesi». La ricerca è stata avviata proprio per rispondere a questa esclusione. «Volevamo capire», spiega Yimer,  «quanto fosse grave questa epidemia di molestie e di abusi sessuali a danno della nostra comunità». Il rapporto sarà presentato giovedì 13 ottobre nel corso di una conferenza internazionale ospitata dall'Università americana di Beirut. All'appuntamento parteciperanno ricercatori, attivisti ma anche diplomatici e parlamentari. Secondo stime dell'ambasciata di Addis Abeba a Beirut, le lavoratrici etiopi sono circa 250mila e rappresentano la comunità nazionale più numerosa nel settore dell'assistenza domestica. Egna Legna le sostiene con consulenze e aiuti, grazie a uffici in Libano, in Etiopia e in Canada, facendo tesoro dell'esperienza di chi ha subito abusi sulla propria pelle. «Ho lavorato a Beirut per anni, cambiando molte case e dormendo anche su un materasso per terra in balcone senza poter entrare nemmeno quando pioveva» ricorda Yimer, originaria dell'Etiopia e ora residente a Montreal. Dopo anni di crisi economica, la pandemia di Covid-19 e il crollo della lira, in Libano il problema resta la "kafala": un sistema tradizionale diffuso in diversi Paesi arabi, paragonato spesso a una moderna schiavitù per le privazioni delle libertà subite dalle lavoratrici. Non solo. Secondo Yimer, «le mancanze della legge 205 e la scioccante normalizzazione degli abusi sessuali a danno delle lavoratrici domestiche migranti devono essere poste al centro del dibattito in Libano».