Not in Employment, Education or Training: chi sono i NEET italiani

Per indicare lo "spreco" delle energie e delle intelligenze delle nuove generazioni, nel 2010 l’Unione Europea ha deciso di utilizzare il tasso di NEET, ovvero il numero dei giovani che non studiano e non lavorano.

Il termine “NEET” deriva infatti dall’acronimo inglese di "Not in Employment, Education or Training", e indica i giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano, non lavorano e non fanno formazione.

Secondo i dati Eurostat, i NEET in Italia sono complessivamente tre milioni: un numero incredibile, molto più alto rispetto alla media dell’Unione europea.

Come contrastare il fenomeno dei NEET: cause e soluzioni

Quello dei NEET è quindi un fenomeno soprattutto italiano. Ma come si è arrivati a questa drammatica situazione? Non sono solo le difficoltà di accesso al mercato del lavoro ad alzare la percentuale dei Not in Employment, Education or Training, ma anche il basso tasso di natalità: la presenza di meno giovani sul territorio rispetto agli altri Stati europei fa sì che la percentuale sia più alta, fino ad arrivare addirittura al 25,1%.

Per contrastare questa condizione, lo Stato si sta adoperando per individuare, coinvolgere e attivare i NEET, attraverso programmi di formazione e orientamento, campagne informative, portali e progetti per fornire ai giovani strumenti e conoscenze utili per affrontare il mondo del lavoro e per sviluppare le loro competenze professionali, sfruttando anche le nuove opportunità legate al digitale.

Iniziative, queste, rivolte a chi ha studiato ma anche a chi è sprovvisto di titoli di studio. Attraverso programmi dedicati, infatti, lo Stato sta creando possibilità di lavorare anche per chi è senza laurea, un’opzione oggi sempre più plausibile e concreta. L’obiettivo finale, ovviamente, è cercare di ridurre il numero di NEET.

NEET tra disuguaglianze territoriali e di genere

Secondo i dati presentati da ActionAid e Cgil nel rapporto "Neet tra disuguaglianze e divari", le regioni con la percentuale di NEET più alta sono la Sicilia (40,1%), la Calabria (39,9%) e la Campania (38,1%). Situazione leggermente migliore nel Centro Italia, con il 25,1% del Lazio, e nel Nord, dove la prima regione per incidenza dei NEET è la Liguria (21,1%), seguita da Piemonte (20,5%) e Valle d’Aosta (19,6%).

Oltre alle disuguaglianze territoriali, ci sono anche quelle di genere: sono infatti 1,7 milioni le donne tra i 15 e i 34 anni che non studiano e non lavorano. Il loro numero rimane invariato per anni, a dimostrazione del fatto che uscire da questa condizione per una donna è più complicato.

Percentuale di donne NEET più alta anche se si guardano i dati relativi ai giovani di origine straniera o senza cittadinanza italiana: tra questi, il 57% sono infatti donne.

Fattori, questi, che portano l’Italia ad essere il Paese europeo con il più alto numero di NEET in Europa.