Ancora due suicidi in carcere, 44 dall’inizio dell’anno. Una detenuta nigeriana madre di sue figli si è lasciata morire per fame e sete

Continua la strage silenziosa, si abbassa l’età dei detenuti suicidi e il 40% dei decessi sono extracomunitari, insieme ai tossicodipendenti e giovani stranieri sono i più fragili e vulnerabili

«Due suicidi in contemporanea in carcere – a Bergamo e a Torino dove una detenuta nigeriana si è lasciata morire per fame e sete – oltre alla classica indignazione dovrebbero produrre uno scatto di azioni da parte dell’Amministrazione Penitenziaria. Invece siamo certi che dopo i 44 suicidi dall’inizio dell’anno non accadrà nulla». Lo afferma il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo in un comunicato stampa diffuso dell’11 agosto, aggiungendo che «soprattutto il caso della detenuta nigeriana che lascia due figli piccoli avrebbe dovuto richiedere un’iniziativa indispensabile a scongiurarne la morte avvenuta invece nella totale indifferenza. Nessuno si è posto il problema di come interrompere il comportamento della detenuta, mentre si è già dimenticato o volutamente “rimosso” che nello scorso anno sono state 84 le persone che si sono tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario italiano: numero record da quando si registra il dato (dal 2000). Gli ultimi suicidi di detenuti inoltre aggravano due tendenze manifestate nel 2022: si abbassa l’età dei detenuti suicidi (la media è over 40 con numerosi over 30) e il 40% dei decessi sono extracomunitari a riprova che, insieme ai tossicodipendenti e a quanti hanno problemi psichici e con essi i giovani stranieri sono i più fragili e vulnerabili. Purtroppo – dice Di Giacomo – in tutto lo scorso anno abbiamo ascoltato solo impegni politici e dichiarazioni di vecchi e nuovi parlamentari ed esponenti di Governo senza passare dalle parole di commozione (in qualche caso anche sincera) o generiche e di circostanza, quasi sempre le stesse, ai fatti. Sino al punto di produrre una sorta di assuefazione e ridurre il suicidio in cella a pochi righi in pagina di cronaca locale perché non fa più notizia. Anche gli annunci per la costruzione di nuovi padiglioni lasciano il tempo che trovano mentre il Ministro Nordio sta pensando al recupero di vecchie caserme, idea non nuova che richiede comunque soldi e tempi non brevi di realizzazione. Questa mattanza silenziosa deve finire con misure e azioni concreti perché lo Stato ha in carico la vita dei detenuti e ne risponde. Si ascoltino le proposte del sindacato di polizia penitenziaria che quotidianamente si misura con l’emergenza suicidi e si metta mano alla manovra di bilancio rimediando al taglio di spesa imposto all’Amministrazione Penitenziaria e al personale come primo segnale concreto di volontà di affrontare le numerose emergenze del carcere. Anche per questo stiamo organizzando dal 18 settembre prossimo una mobilitazione nazionale del personale penitenziario».