Covid-19, scoperto in Olanda l’anticorpo che sconfigge il virus

Da uno studio effettuato dalle Università di Utrecht e Rotterdam emerge che l’anticorpo 47D11 sarebbe in grado di battere la SarsCov2

Nel pieno dell’emergenza Coronavirus che ha il colpito il nostro Paese prima e - per il momento - con maggior intensità rispetto al resto d’Europa, dall’Olanda arriva una buona notizia, una boccata d’aria fresca che consente di guardare al prossimo futuro con una dose in più di speranza. È infatti notizia fresca di poche ore che un’equipe di ricercatori delle Università di Utrecht e Rotterdam ha individuato il primo anticorpo monoclonale al mondo potenzialmente in grado di sconfiggere il Covid-19. L’anticorpo, nominato 47D11, potrebbe essere sperimentato sui pazienti affetti da Coronavirus già tra un mese. Dall’Ospedale Sacco di Milano trapela ottimismo; secondo quanto riferito alla professoressa Maria Rita Gismondo non si tratterebbe di un metodo nuovo ma anzi di una strategia già sperimentata nel 2003 in piena emergenza Sars. Ad oggi, inoltre, in Cina alcuni malati sono già stati trattati con il siero di pazienti ormai guariti.

In attesa della pubblicazione ufficiale dello studio sulla autorevole rivista scientifica Nature, i ricercatori hanno reso disponibili i risultati del proprio lavoro sulla piattaforma digitale BioRxiv, attraverso la quale le 24 pagine redatte dagli scienziati olandesi stanno facendo il giro del mondo. A detta della professoressa Gismondo quello appena compiuto è «un passo importantissimo verso la cura». Proprio al Sacco di Milano, azienda sanitaria tra le più attive nella guerra al virus e presso la quale Gismondo presta la propria opera come direttrice del laboratorio di microbiologia, si stava già da giorni operando nella stessa direzione intrapresa in Olanda con pazienti reduci da polmoniti sospette contratte nel periodo a cavallo tra i mesi di dicembre e gennaio. L’Olanda – chiosa la professoressa – è più avanti negli studi e questo non può che essere una nota positiva dal momento se il trattamento dovesse rivelarsi efficace già nel giro di un mese i primi malati potranno beneficiare della nuova cura.
Emanuele Grassini
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