La storia della Torino Lione, una ferrovia che porterebbe il Piemonte al centro dell’Europa, ma che da 22 anni è al centro di aspri scontri

Sulla carta la Tav è un tunnel di 57 chilometri sotto le Alpi, di cui 14 in Italia e i restanti in Francia. A Susa, all'uscita dalla montagna, una stazione internazionale dove fermeranno i Tgv per Parigi. La versione attuale è però low cost con il doppio obiettivo di placare le proteste e rendere affrontabile l'investimento per le casse pubbliche. Saranno realizzati solo 28 chilometri sugli 81 previsti; il resto, dopo il 2023. Per un costo complessivo di 14 miliardi di euro: 10,5 per la tratta internazionale, da dividere tra Italia, Francia e Ue. Pesano poi sulle casse di Roma i 4,3 miliardi della tratta da Chiusa San Michele a Torino. L'Europa contribuirà al 30% , ma per mettere mano al portafoglio ha imposto scadenze precise, puntualmente disattese. Aveva chiesto l'avvio del cantiere nel 2010. I tempi di approvazione del progetto hanno fatto slittare l'appuntamento con le ruspe al 31 marzo 2011. Anche quella data però è andata buca. Nuovo termine il 31 maggio, diventato poi 30 giugno. Scadenza centrata a metà: il cantiere è aperto, ma senza la firma dell'accordo internazionale tra Italia Francia e l'approvazione del progetto. Ventitré Comuni della Valle e migliaia di cittadini da anni si oppongono al supertreno. Nel mirino, i rischi per la salute, per l'amianto e l'uranio presenti nelle rocce, oltre agli spropositati costi dell'opera: «Uno scempio ambientale e uno spreco inaccettabile, in un momento in cui si chiede a tutti di tirare la cinghia – le parole del leader del movimento Alberto Perino –. La linea attuale è sufficiente ad assorbire il traffico: oggi è sottoutilizzata e sarà saturata non prima del 2030». Sull'altra barricata, i fedeli della tratta, per cui la Tav metterà il Piemonte al centro dell'Europa e consentirà una crescita di 1,5 punti di Pil all'anno e 7mila posti di lavoro.