Via libera del Ministero, i ristoranti potranno svolgere il servizio di “mensa aziendale”, anche durante il lockdown a pranzo e a cena

A Rovigo, Venezia, Vicenza e Padova, e in tutta l’Emilia Romagna, è già una realtà da tempo, a Bergamo da qualche giorno. A Milano e nell’hinterland c’è un po’ di confusione, Squeri (Epam) conferma che anche la Prefettura di Milano ha recepito la nota del Ministero dell’Interno del 22 gennaio 2021

Per i lavoratori lontani da casa, per i pendolari, che prestano la loro opera in aziende che non hanno la mensa aziendale, consumare un pranzo caldo al coperto è diventato un problema a causa delle norme contro il contagio da Covid 19 che in determinate aree d’Italia hanno costretto alla chiusura la totalità dei pubblici esercizi che assolvevano al ruolo di mensa. Il servizio di “mensa contrattualizzata” diffusa è la novità per i pubblici esercizi, che permetterà a tutti i lavoratori di mettere le gambe sotto il tavolo, e mangiare un pasto come si deve durante la pausa pranzo, anche se non c’è una mensa aziendale convenzionata nei paragi. La Provincia di Bergamo si è recentemente uniformata all’iniziativa che arriva dal Veneto e dall’Emilia Romagna. Dopo ripetute sollecitazioni da parte di Ascom Confcommercio provinciale, finalmente la Prefettura di Bergamo si è espressa con il parere favorevole. Per svolgere l’attività è necessario che ci sia la stipula di un’apposita convenzione con l’impresa interessata, mediante contratto di appalto avente per oggetto la somministrazione di pasti ai dipendenti oltre alla comunicazione al Suap (se richiesto dal Comune) di mensa/catering con relativo aggiornamento del codice Ateco in Camera di Commercio. Infine, occorre ovviamente rispettare i protocolli e le linee guida diretti a contenere il contagio.
«Ringraziamo la Prefettura dei chiarimenti sul servizio mensa e catering – spiega il direttore Ascom di Bergamo, Oscar Fusini -. Certo la situazione per ristoratori e baristi è sempre grave. Ma se alcuni ristoratori se in possesso dei requisiti richiesti potranno fare un po’ di lavoro, sarà un vantaggio per loro e aiuto per tanti operai e impiegati, che potranno pranzare al caldo e non nelle cabine dei camion e nei capannoni. Abbiamo concordato con la Prefettura le interpretazioni e dato delle indicazioni alle quali i titolari di attività di ristorazione dovranno attenersi».
L’iniziativa è già adottata con successo da tempo in Emilia Romagna  e nelle province venete di Rovigo, Venezia, Vicenza e Padova. «Per ristoranti e anche bar con cucina – afferma Bruno Meneghini, segretario provinciale della Fipe Confcommercio di Rovigo sulle pagine de Il resto del Carlinosi tratta di un’opportunità per attenuare gli effetti devastanti delle chiusure imposte a causa del Coronavirus, un beneficio che si estende anche alle aziende. Nei giorni scorsi – precisa Meneghini – abbiamo interpellato l’ufficio prefettizio in merito alla correttezza dell’interpretazione sulla possibilità per i pubblici esercizi di erogare il servizio di ristorazione a lavoratori di aziende con le quali viene stipulato un contratto per la somministrazione di alimenti e bevande, sia in orario diurno che serale. A nostro avviso, infatti, anche i ristoranti e attività similari rientrano nelle attività che possono erogare servizio di mensa e di catering continuativo su base contrattuale come previsto negli ultimi Dpcm».
Ma attenzione per svolgere questa attività è necessaria la stipula di un contratto scritto tra le aziende interessate al servizio e l’attività di somministrazione di alimenti e bevande, che preveda lo svolgimento del servizio di ristorazione (“mensa”) che può essere svolto in orario diurno o serale, a favore dei dipendenti dell’impresa datrice di lavoro; la presenza di un allegato con l'elenco nominativo dei lavoratori che possono fruire del servizio; la comunicazione dello svolgimento dell’attività, a mezzo PEC, al proprio Comune, azione consigliata. Il servizio sostitutivo di mensa aziendale dà luogo all’instaurazione di un duplice rapporto contrattuali tra i soggetti coinvolti, di cui il primo, tra la società emittente i buoni pasto e il datore di lavoro, è soggetto a IVA con aliquota del 4%, mentre il secondo, tra la società emittente e la mensa aziendale ed interaziendale che accetta i buoni pasto, è soggetta a IVA con l’aliquota del 10%. È quanto chiarito dalla risoluzione n. 75 del 1° dicembre 2020, con la quale l’Agenzia delle Entrate è intervenuta in merito al trattamento, ai fini IVA, dei servizi sostitutivi di mensa aziendale resi a mezzo di buoni pasto.
Ovviamente, nello svolgimento dell’attività di “mensa” vanno rispettate tutte le vigenti prescrizioni in tema di somministrazione di alimenti e bevande: dal rispetto delle distanze interpersonali minime di un metro, al numero massimo di quattro persone che possono sedere al medesimo tavolo, all’utilizzo continuativo della mascherina e messa a disposizione dei prodotti sanificanti. Non è necessario riservare sale o turni specifici alle singole aziende.
Ma a Milano e nel resto d’Italia a che punto siamo?
Ci siamo attivati dopo che alcuni ristoratori ci hanno comunicato le difficoltà a reperire informazioni sull’argomento, dai Comuni ma anche dalle associazioni di categoria. Infatti stamattina abbiamo contattato l’Ufficio stampa Fipe Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Roma, che non era a conoscenza della questione; l’Ufficio stampa Confcommercio di Milano in un primo momento non aveva informazioni in merito; la Prefettura di Milano contattata ci farà sapere. Il dott. Arnaldo Morelli, Segretario della Confcommercio di Melzo ci ha spiegato che le indicazioni della Prefettura di Milano sono ben altre, e che “non è così facile”. Al contrario il Segretario della Confcommercio di Melegnano Cesare Lavia, subito dopo, ci ha fatto sapere che all'interno dei Pubblici Esercizi è consentito lo svolgimento dell'attività di ristorazione in favore dei lavoratori di aziende con le quali tali esercizi instaurino, al fine di erogare il servizio di mensa, un rapporto contrattuale per la somministrazione di alimenti e bevande, confermando che anche Milano ha recepito l’orientamento di altre Prefetture. A fare chiarezza dopo ore d'indagini, interviene Carlo Squeri Segretario dell’Epam di Milano, associazione di categoria che aderisce a FIPE, il quale ci conferma la possibilità per i pubblici esercizi con cucina di svolgere il servizio di mensa aziendale. Oltretutto ci ha spiegato che la Prefettura di Milano ha recepito l’orientamento nazionale e ha emanato una circolare sull’argomento indirizzato agli Enti locali. L’Epam ha dato notizia ai suoi associati di questa opportunità. In serata è arrivata anche la conferma dell’Ufficio Stampa della Confcommercio di Milano. Grazie a un’attenta ricerca abbiamo anche scovato il riferimento normativo, che è contenuto nella Nota n.004779 del 22.01.2021, emanata dal Ministero dell’Interno, con questa circolare, la possibilità di svolgere il servizio mensa non sarà più applicata a discrezionalità dei Prefetti, o dei Comuni, ma sarà a tutti gli effetti consentita in tutto il territorio nazionale. Così nel Sud Est Milano a Mediglia e San Giuliano Milanese, tutto questo è già realtà e alcuni ristoranti si sono già adeguati e stanno svolgendo il servizio di mensa aziendale.
Giulio Carnevale