Mediglia, Giorno del Ricordo, Emanuele Merlino racconta la storia di Norma Cossetto "Rosa d'Italia" medaglia d’oro al merito civile

Nel corso del convegno “Sulla via del Ricordo”, organizzato dal’amministrazione comunale, Vitaliano De Rossi cittadino medigliese ed esule istriano con la sua testimonianza ha commosso tutti i presenti

Emanuele Merlino

Emanuele Merlino davanti ai pannelli della mostra ANVGD "Conoscere per Ricordare" a cura di Piero Tarticchio esposta nel Polifunzionale Bettolino

Da sinistra: Alessandro Bonfanti assessore alla sicurezza, Giulio Carnevale referente regionale C10F, Aldo Leone Tenente dei Carabinieri di San Giuliano Milanese, il sindaco Giovanni Carmine Fabiano, Rosy Simone assesore alla cultura e Emanuele Merlino scrittore, storico, saggista e presidente del C10F

Da sinistra: Alessandro Bonfanti assessore alla sicurezza, Giulio Carnevale referente regionale C10F, Aldo Leone Tenente dei Carabinieri di San Giuliano Milanese, il sindaco Giovanni Carmine Fabiano, Rosy Simone assesore alla cultura e Emanuele Merlino scrittore, storico, saggista e presidente del C10F

Giovanni Carmine Fabiano sindaco di Mediglia con l'esule Vitaliano De Rossi

Giovanni Carmine Fabiano sindaco di Mediglia con l'esule Vitaliano De Rossi

Mediglia (MI), 6 febbraio 2022. Domenica alle ore 16 presso il Centro polifunzionale Bettolino Piazza Martiri delle foibe di è tenuto il convegno pubblico “Sulla via del ricordo”.
Dopo gli onori di casa di Rosy Simone assessore alla cultura e del primo cittadino Giovanni Carmine Fabiano che si sono richiamati alla solennità di questa commemorazione, Emanuele Merlino ricercatore storico e Presidente del Comitato 10 Febbraio presentando il libro Norma Cossetto Rosa d’Italia, composto da 31 testimonianze sulla medaglia d’oro al merito civile, ha spiegato l’importanza del “Ricordo”: «Ricordo, dal latino: re- indietro cor cuore. Significa “richiamare in cuore”. Ill ricordo richiama nel presente del cuore e del sentimento qualcosa che non è più qui o non è più adesso. Per il solo tornare in cuore, rivive . È la possibilità di consultare il passato, d'interrogarlo, e quando lo facciamo tutti insieme, quando condividiamo anche solo per poco, i valori in cui crediamo, la solidarietà e il cordoglio, ecco che siamo una comunità». Il letterato romano poi ha continuato: «Norma Cossetto classe 1920 nacque in un contesto storico particolare, dove i valori del Risorgimento italiano, il patriottismo, il sacrificio di tanti giovani per l’idea d'Italia, erano dei valori riconosciuti universalmente. In quelle terre annesse al Regno d’Italia alla fine della prima guerra mondiale, dove la nostra nazione entrò in guerra per strappare Trento e Trieste all’impero austroungarico questi sentimenti erano più forti che in ogni altra Regione d’Italia. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, la famiglia Cossetto iniziò a ricevere minacce di vario genere finché il 25 settembre successivo un gruppo di partigiani razziò la sua abitazione e, il giorno successivo, Norma fu convocata presso il comando partigiano composto da combattenti sia italiani sia jugoslavi. Norma, minacciata con grande coraggio disse no ai partigiani comunisti di Tito che le chiesero di rinnegare le sue origini entrando nelle milizie partigiane del dittatore iugoslavo. Per questo motivo la notte fra il 4 e il 5 ottobre 1943 - ha illustrato Merlino -, 17 individui abusarono di lei e la buttarono ancora viva nella foiba di Villa Surani dove perì. Norma Cossetto ha sacrificato la sua vita per l’idea di Patria in cui credeva fermamente. In quanti oggi lo farebbero? Ecco perché il Presidente Azeglio Ciampi la insignì della Medaglia d’oro al merito civile con questa motivazione: “Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio”. La rosa - ha concluso il professore di storia - è universalmente riconosciuto come il fiore più bello, più profumato, più nobile, ed è uso regalarlo a chi si vuole bene. Ecco perché il libro che presentiamo quest’oggi si intitola “Norma Cosseto Rosa d’Italia”, perché idealmente la giovane martire ha donato la sua giovinezza e la sua vita all’idea di Patria, e quindi a tutta la nostra comunità, con grande amore».
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Di seguito Vitaliano De Rossi classe 1940, residente a Mediglia ha raccontato la storia della sua famiglia, costretta all’esodo per non finire nelle mani dei partigiani del maresciallo Tito, ha spiegato le difficoltà di chi perse tutto, e di come il silenzio di quei fatti ha pesato sulla sua vita e su quella di altri 250mila italiani esuli in Patria. La sua famiglia composta da dieci persone, scappò il giorno dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, mentre i titini stavano scendendo dai monti per occupare i territori italiani, con una tradotta che li trasportò a Sacile in Friuli. Una testimonianza toccante che ha commosso i presenti. Alessandro Bonfanti assessore alla sicurezza del Comune di Mediglia nipote di esuli ha rammentato quello che gli raccontava suo nonno, esule fiumano che ricopriva una carica pubblica prima del 1943 nella città di fiume: «Fu la tragedia dell’italianità, una città svuotata, il 74% dei residenti di fiume scappò per non finire nelle foibe». Contestualmente al convegno è stata esposta la Mostra "Conoscere per ricordare" dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia curata da Piero Tarticchio. 21 tavole con testi, foto e iconografiche che spiegano il contesto in cui avvenne la tragedia delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata.
Alla fine del convegno l'assessore Rosy Simone ha chiamato un minuto di silenzio per commemorare tutte le donne morte per la violenza come Norma Cossetto.
La platea

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