Un mondo da salvare: tra uso sconsiderato di armi e minacce di guerra atomica, quale futuro per i nostri figli e nipoti?

Il senso della responsabilità, verso le future generazioni, lo abbiamo? Il pensiero che dovremmo lasciare un mondo migliore rispetto a quello che abbiamo trovato noi, ci sfiora?
Io dico di no quando leggo che nel mondo esistono più di 17mila armi nucleari (Federation of American Scientists – 2012) e che il totale mondiale delle spese militari supera di gran lunga i 1.700 miliardi di dollari.

Quanto ci preoccupiamo e cosa facciamo per la sicurezza del pianeta? E quindi dei nostri figli, dei figli dei nostri figli… Sembra sempre che le cose debbano accadere agli altri o comunque molto lontano da noi. 
La Corea del Nord minaccia la guerra atomica… in fondo quel Paese è così lontano… Sì, è lontano da noi, ma molto vicino ad altri; e noi, nel senso di italiani, non siamo immuni dal problema.
Il nostro Paese, infatti, è membro della Nato e fa parte del “gruppo di pianificazione nucleare” appoggiando la politica Usa; nel nostro territorio, quindi, stazionano bombe nucleari Usa B-61 (novecento volte più potenti dell’ordigno sganciato su Hiroshima) al cui uso vengono addestrati anche i piloti italiani. Alcune di queste bombe sono nella base di Aviano e altre nella provincia di Brescia. Sempre per stare in zona, si stima che la Francia detenga un armamento nucleare che si aggira attorno alle 300 unità. E nel mondo è stato calcolato che vi siano oltre quaranta conflitti armati. Quindi non siamo proprio al sicuro! E soprattutto non stiamo pensando al futuro del pianeta e delle generazioni che verranno.
È stato stimato che con molto meno degli oltre 1700 miliardi spesi per gli armamenti risolveremmo gran parte dei problemi che affliggono il pianeta, infatti, cinque miliardi di dollari l’anno sarebbero sufficienti per eliminare la fame e la malnutrizione, nove ne basterebbero per garantire la scolarizzazione a tutti i bambini del mondo, sessanta potrebbero fermare la diffusione di Aids e malaria e ridurrebbero la mortalità infantile di due terzi e quella materna di tre quarti (fonte Oecd Working Paper). 
Voci di allarme giungono da più parti e la recente mostra “Senzatomica”, organizzata dall’Istituto buddista italiano Soka Gakkai con il patrocinio del Comune di Milano e sostenuto da molte organizzazioni, ha interpretato la preoccupazione di tanti, innescando un meccanismo per la cultura della prevenzione; soprattutto si è preoccupata con intelligenza dei giovani (bambini e adolescenti) dedicando loro appositi spazi e organizzando attività attraverso un percorso studiato ad hoc per sensibilizzarli al problema.
Da genitori e nonni si dovrebbe essere giustamente preoccupati per le minacce di queste armi, sia per l’uso sconsiderato che se ne può fare, sia per il pericolo di errori umani sia per la fragilità dei  sistemi di sicurezza.
Se i figli danno il senso della continuità della vita, ancora di più lo danno nipoti e pronipoti che rappresentano il passaggio di più generazioni. Una riflessione da nonna: proteggendo il pianeta avremmo il segno tangibile che il nostro passaggio è stato utile e costruttivo, e che la nostra vita ha avuto un senso al di là delle dinamiche finanziarie, consumistiche e politiche.
Ricordiamoci una lezione che emerge dalla mostra: anche le piccole cose servono e tutti possiamo farci coinvolgere proprio a un livello semplice ma rigoroso.
Vanda Loda
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