Il decreto salva-banche del Governo Renzi: «Un vero e proprio esproprio criminale del risparmio»

Nessun trattamento speciale per le quattro banche in dissesto e impossibilità ad utilizzare direttamente o indirettamente fondi pubblici per salvarle

La protesta in piazza a Roma

La protesta in piazza a Roma

Nessuna banca è ormai sicura

Non era mai successo in Italia, ma adesso è realtà. Il risparmiatore non è più tutelato, una banca può fallire e i risparmiatori devono ripianare le perdite. Questi sono gli effetti delle norme europee che vietano il salvataggio delle banche con denari pubblici, attuato con il Decreto salva-banche 180/2015, emanato dal Governo Renzi. Un operazione di ripianamento per 3,6 milardi di Euro che interessa  oltre 150 mila risparmiatori e azionisti degli istituti di credito: CariChieti, CariFerrara, Banca Marche, Banca Popolare Etruria. Adusbef e Federconsumatori hanno definito questa operazione «un vero e proprio esproprio criminale del risparmio, in aperta violazione dell'articolo 47 della Costituzione».  Secondo alcune stime, sono 130 mila i piccoli azionisti e 20 mila i bond holders sottoscrittori di obbligazioni subordinate dei 4 istituti di credito che potrebbero aver perso oltre 1,2 miliardi di euro, «con pochissime possibilità di recuperare qualche briciola». Coinvolte anche le Fondazioni bancarie che hanno subito un azzeramento superiore a 400 milioni di euro: Banca Marche, 262 milioni di euro, Fondazioni Cassa Risparmio di Pesaro 95 milioni ; Cassa di Risparmio di Macerata 82 milioni di euro; 63 milioni CariJesi 63 milioni; Cassa di Risparmio di Fano 22 milioni di euro; CariChieti 78 milioni di euro; Cassa di Risparmio di Ferrara 74 milioni. Purtroppo queste banche radicate nel territorio hanno approfittato del loro rapporto fiduciario con i correntisti per piazzare prodotti finanziari a chi non aveva le idee chiarissime sui rischi che correva, e si fidava ciecamente del loro consulente. Se è vero che gli azionisti dovrebbero mettere in conto eventuali perdite in caso di fallimento dell’Istituto di Credito e che i risparmiatori che hanno sottoscritto le obbligazioni subordinate, avrebbero dovuto essere informati dell’alto rischio dell’investimento, è anche vero che Consob e Banca d’Italia avrebbero dovuto vigilare sui conti delle banche, e prevenire queste situazioni; in questo caso non lo hanno fatto. Ora è allo studio del Governo,  la creazione di un fondo per rimborsare parzialmente i risparmiatori, ma le norme comunitarie non forniscono grande spazio di manovra. «Chi sbaglia paga – scrive Alessandro Platerotti sul Sole24ore - è ora la prima regola: vale per le banche come vale per gli investitori, a cui la legge italiana (grazie all’Europa) riconosce il pieno diritto di rivalersi in tribunale contro gli ex amministratori delle banche».
Il vero problema è che, con la nostra legislazione molto complessa, i tempi biblici dei nostri tribunali, i costi delle cause civili chi pagherà alla fine sarà il solo risparmiatore.
Giulio Carnevale