La demagogia, arma di sopravvivenza dei partiti

Curioso come i peggiori spauracchi dei politici siano in realtà i loro migliori alleati. Siamo arrivati a un punto così basso che i partiti riescono a esistere soltanto aggrappati ai propri slogan e a una demagogia che alimenta se stessa ma non produce niente di costruttivo.
L’aspetto più inquietante della nostra “anti-politica” è proprio questo: parlamentari, ministri e senatori gonfiano il petto sui propri cavalli di battaglia, promettono novità e riforme, poi quando hanno la possibilità di concretizzare le proprie posizioni si tirano indietro, evidentemente perché è più comodo tenersi un nemico da demonizzare e mantenere così quel (poco) consenso che permette loro di esistere. Non si spiegherebbe altrimenti perché il Centrosinistra si accanisce contro il conflitto di interessi di Berlusconi soltanto quando è all’opposizione e quando invece è al governo non spende un’ora del proprio tempo per cercare di risolverlo (e le possibilità ci sono state, perlomeno dal 1994 al 2001). Così come non è ben chiaro perché la Lega, da un decennio in maggioranza con numeri stratosferici, ancora non abbia portato a termine quel federalismo fiscale che – a parole – è scritto nel suo Dna, e nei fatti invece sembra un’infinita propaganda elettorale e niente più. Il distacco dei cittadini nei confronti dei partiti è così elevato che quelli che ancora vanno a votare ci vanno essenzialmente non perché simpatizzino per qualcuno, ma perché hanno in odio qualcun altro. Così, sotto sotto, Berlusconi augura lunga vita ai p.m. perché grazie a loro diventa un martire, e Bersani e Di Pietro augurano lunga vita a Berlusconi perché solo con lui possono rendersi simpatici agli anti-berlusconiani e di conseguenza racimolare quel poco che hanno, in termine di potere e poltrone. Acerrimi nemici, ma in fondo terribili alleati in un gioco delle parti in cui tutti hanno il loro piccolo e miserevole ruolo da interpretare. ?

 

Davide Zanardi