La Guerra in Ucraina: o si va nella direzione di un tavolo di pace oppure corriamo il rischio trovarci in situazioni ad oggi non prevedibili

Fare due cose contemporaneamente, cioè rimanere schierati sul fronte di sostegno all’Ucraina e allo stesso tempo cercare di aprire dei negoziati di pace è difficile ma non impossibile, L'opinione di Moreno Mazzola.

Per parlare della guerra in Ucraina partiamo da un concetto basilare e fondamentale, chi ha invaso uno stato sovrano è la Russia, compiendo anche efferati crimini, chi ha subito l’invasione è l’Ucraina. Le sanzioni così come l’invio di armi a sostegno della Ucraina sono posizioni corrette al fine di aiutare chi è stato invaso. Una volta stabiliti in modo inconfutabile chi è l’invasore e chi è stato invaso dobbiamo riflettere su come potrebbe essere possibile uscire da questa situazione. Ho letto differenti opinioni che concordano che la trattativa di pace potrà avere inizio solo dopo che l’Ucraina vincerà la guerra, questo vuol dire, leggendo le posizioni di Zelensky, che solo dopo che saranno liberate la Crimea,  il Donbass e le ulteriori regioni Ucraine occupate dai Russi ci si potrà sedere attorno ad un tavolo. Se questo è l’attuale exit strategy non siamo in grado di prevedere quando ciò sarà possibile e non siamo in grado di prevedere le eventuali implicazioni che potrebbe mettere in atto la Russia con il rischio di un allargamento della guerra a livello mondiale sulla basi di armi nucleari. Tutti accennano alla necessità di introdurre la cosiddetta “diplomazia” ma nessuno si muove su questo fronte, a meno di non ritenere che le azioni diplomatiche vengano derubricate alle iniziative di Erdogan o alle telefonate che sono intercorse tra Macron e Putin. Quello che serve, e credo che l’Italia possa giocare un ruolo di primo piano, è la convocazione di un tavolo di pace con rappresentanti dell’Europa, della Russia, dell’Ucraina, degli USA e della Cina, con l’obiettivo di trovare una soluzione che possa ristabilire l’equilibrio di pace e possa trovare una soluzione per i territori contesi.  Fare due cose contemporaneamente, cioè rimanere schierati sul fronte di sostegno all’Ucraina e allo stesso tempo cercare di aprire dei negoziati di pace è difficile ma non impossibile. Bisogna sfatare un pensiero comune che vuole che chi circa il negoziato è per forza filoputiniano o cerca la resa, ma questo vuol dire solo alzare il tono dello scontro abbassando la possibilità del confronto. Ingenerando anche escalation pericolose. Sarebbe sicuramente opportuno che prima della definizione di un tavolo di pace la Russia abbandoni i territori occupati, ma in geopolitica, così come nella vita, bisogna essere realisti e considerare anche la possibilità che questo non accada. Io non penso che questo tavolo possa ratificare l’appartenenza dei territori occupati all’Ucraina o la loro appartenenza alla Russia, le dinamiche del conflitto sono andate troppo avanti per pensare che o l’uno o l’altro possa rivedere del tutto le proprie attuali posizioni. Ritengo che possano esserci solo due possibili soluzioni, la prima prevede l’indizione di referendum, sotto l’egida e il controllo delle Nazioni che parteciperebbero al tavolo di pace, quindi superando di fatto i referendum farsa fatti sinora, prevedendo le possibili opzioni tra appartenenza Ucraina, appartenenza Russia o stati indipendenti. Chiaramente tutti dovranno attenersi ai risultati di un referendum che dovrà essere fatto nel modo più democratico possibile. La seconda opzione è di prevedere da subito la creazioni di Stati indipendenti che si rapporteranno in modo autonomo con le altre nazioni. Non credo ci siano ulteriori opzioni da portare al tavolo di discussione, ma penso che o si va nella direzione di un tavolo di pace oppure corriamo il rischio trovarci in situazioni ad oggi non prevedibili. Non è più procrastinabile la definizione di un tavolo di pace e l’Italia, assieme ai partner europei come Francia e Germania, potrebbe giocare un ruolo rilevante in questo processo. Il tempo non gioca a favore di una risoluzione consensuale di pace anzi, il tempo, senza azioni concrete di pace non può che accelerare sul fronte di una guerra che potrebbe avere contorni e sviluppi ad oggi non definibili.

“L’umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all’umanità.” - John Fitzgerald Kennedy.

Moreno Mazzola