Paghi di più e hai di meno: il paradosso dello Stato ladro

È più ladro lo Stato che aumenta le tasse o il cittadino che le evade? Il senso civico di ognuno di noi (ammesso che esista) farebbe propendere per la seconda, ma un ragionamento più sottile può ribaltare il giudizio. In Italia, ad esempio, entrambi i soggetti sono più o meno sullo stesso piano.

Una discreta fetta di popolazione evade e i governi da sempre ci raccontano la storia che le imposte sono particolarmente alte per sanare le falle dell'evasione. Ma questo principio - che per anni ci siamo bevuti come se fosse una verità scientifica - comincia a puzzare di filastrocca stantia, creata a misura per gli stolti. E non solo perché la lotta all'evasione - quella vera, da indirizzare alle Isole Cayman e non sugli scontrini del panettiere - è stata ed è tutt'ora molto blanda, ma soprattutto perché veleggia l'atroce sospetto che se anche il 100% dei cittadini pagasse tutto quello che deve pagare, la tassazione made in Italy non diminuirebbe. Il nostro Stato si è trasformato nel corso del tempo in una fornace tanto abile a catturare denaro quanto rapida a bruciarlo e a dissolverlo in fumo. Un indizio tra tanti: nella classifica del debito pubblico 2013 relativa ai paesi dell'Unione Europea, l'Italia è al secondo posto dietro l'inarrivabile Grecia. In genere, debiti pubblici elevati dovrebbero corrispondere a investimenti importanti in settori strategici: scuola, sanità, infrastrutture, cultura, ricerca. Il faraonico debito governativo del Giappone, ad esempio, è il carburante di un'economia ancora oggi galoppante, con un tasso di disoccupazione che non supera il 4%. Ma all'Italia indebitarsi a cosa serve? Il settore pubblico è in fase di smantellamento (un giro turistico per scuole e ospedali può rendere meglio l'idea) e nessun settore economico riceve linfa per crescere. Il paese sembra investire così poco su se stesso che dovremmo essere addirittura in una situazione di credito pubblico, anziché debito. Ecco allora che il sospetto lascia spazio alla certezza: il denaro che entra nelle casse dello Stato finisce direttamente nello scarico del lavandino, cioè negli sprechi di una spesa pubblica senza logica né dignità. In questa condizione cronica, il cittadino si trova di fronte al paradosso di dover pagare di più per servizi sempre più inesistenti o scadenti. E così, con la politica pronta a trovare ogni volta una giustificazione mediatica all'aumento delle imposte - prima l'evasione, ora lo spread, domani il buco dell'ozono o l'invasione degli alieni - lo Stato diventa un gigantesco faccendiere, spendaccione e disonesto. A cui non basta stendere il pietoso velo della sospensione dell'Imu per salvare la faccia.
Davide Zanardi