Sallusti e gli atti osceni di giustizia pubblica

Premessa: a mio parere, Sallusti come giornalista vale poco. Titolare inamovibile della nutrita squadra di opinionisti-tifosi del Cavaliere, quelli che credono che la parola «Berlusconi» sia sinonimo di verità, più volte ha oltrepassato i limiti imposti dal codice etico della professione (ammesso che questo esista). Quindi, ciò di cui parlo non è dettato da nessun tipo di stima nei confronti della persona incriminata. Anzi, se si vuole radiare Sallusti dall'Ordine dei giornalisti, lo si faccia pure. Probabilmente ci sarebbero i presupposti per farlo. Ma 14 mesi di detenzione per un articolo sono un'altra cosa.

La logica imporrebbe una considerazione: se il famoso Dreyfus ha scritto falsità evidenti, allora si condanni il quotidiano che ha pubblicato l'articolo al risarcimento e si estrometta il direttore dalla sua carica e dalla possibilità in futuro di occuparsi ancora di giornalismo. Se invece Dreyfus ha semplicemente espresso un'opinione personale, per quanto forte, su qualcuno, allora non esiste neanche lontanamente l'anticamera di un reato. In nessuno dei due casi, comunque, la logica prevedrebbe il carcere. Figuriamoci per 14 mesi.

Andare oltre significa ammettere qualcosa di inquietante: in tutto questo, la vera sorpresa è sorprendersi. Cosa ci si può aspettare da una giustizia - e da un sistema - che lascia i malfattori liberi di fare politica? Che concede un risarcimento di centomila euro a una donna stuprata e di un milione di euro a Bobo Vieri che viene spiato? Che condanna Luigi Lusi a una vacanza in convento invece che al carcere?

Una giustizia che si preoccupa di denunciare per oscenità una coppia che fa l'amore all'aperto, come successo di recente a Milano e a Firenze. E che non si preoccupa di mettere neanche una foglia di fico davanti agli innumerevoli e ben più gravi atti osceni di cui si rende protagonista.