ANCHE QUESTA GENERAZIONE HA LA SUA WOODSTOCK

E non è questione di canzoni o di cantanti, di generi o di strumenti musicali… è molto di più. Molto di più. Per un momento le persone accorse – per la verità non moltissime se paragonate agli anni passati – a questa tre giorni dipinta di rock (9, 10, 11 giugno) – organizzata da Live Nation, promossa da Heineken Italia e ospitata dal Comune di Venezia – si sono trovate, si sono accalcate all’inverosimile sotto il main stage per ore e, poi, rapite dall’unicità di quell’atmosfera ineffabile, si sono abbracciate per intonare a squarciagola le canzoni dei propri idoli. Tutto quello che c’è dopo fa da gradevole cornice: dai 700.000 metri quadrati del Parco San Giuliano alle aree tematiche di intrattenimento dedicate al relax e ad attività ricreative; dal campeggio un po’ alla buona – poche anche le presenze registrate al suo interno –, agli spassosi schiamazzi notturni di qualche mattacchione, che, forse avvinazzato da qualche pinta di troppo, ha disturbato la meritatissima “siesta” dei molti. In più anche il sole, contro ogni avversa previsione meteorologica, ha fatto la sua parte e gli accampati, in vistoso debito di sonno, sgattaiolavano fuori dai loro rifugi a partire dalle prime ore della mattina, cercando clemenza laddove l’ombra imperasse. Ma in fin dei conti, il campeggio è anche questo! E gli indomiti personaggi che popolavano temporaneamente questa “landa” già lo sapevano, anzi, sembravano rinnegare volontariamente ogni qualsivoglia comodità in sfregio alla domotica. Poi, spazio alla musica.
Alle ore 15.00, minuto più minuto meno, il volume si levava: partiva la maratona di esibizioni che avrebbe accompagnato la giornata fino a notte inoltrata. Certo è che tra un complesso e un altro non si poteva assolutamente saltare la capatina obbligatoria agli stand allestiti da Heineken e da altri importanti marchi alla ricerca di ambiti gadgets e regalini. In ogni caso la tappa davvero imperdibile – almeno secondo il nostro sindacabile giudizio – rimaneva una: la spillatura della birra all’interno dell’“Igloo Heineken” a 10 gradi sottozero. Un’esperienza un po’ diversa e decisamente rinfrescante, anzi, glaciale! Come tralasciare, poi, l’attrazione principale: i grandi cantanti, quelli che in gergo si chiamamo headliner. Il 9 giugno, giornata di esordio, è stato il turno di Cesare Cremonini, prima, affiancato dallo storico amico di sempre – il mitico Ballo (Nicola Balestri) – e del celebre gruppo made in England dei Coldplay, dopo. Il 10 giugno si sono, invece, susseguite le star nostrane: Fabri Fibra con il suo Rap Futuristico e, a chiusura, i Negramaro. I componenti del gruppo salentino, guidati dalle vocalità di Giuliano Sangiorgi – reduce peraltro da un’importante operazione alle corde vocali –, hanno suonato con la personalità e l’esperienza dei grandi del panorama musicale, quali loro sono; merito anche della partecipazione, in duetti di altri tempi, con la cantante Elisa. L’11 giugno, il gran finale. Signore e signori, ladies and gentleman, madame e monsieur, alla sua prima apparizione live del 2011: Vasco Rossi. Lui, il Blasco, seppur non più animoso come una volta, tant’è che al massimo non ci va più da un pezzo, è riuscito con le perle di un tempo a emozionare e risollevare un po’ le sorti di questa kermesse musicale non proprio riuscita “con il buco”. E per concludere questo reportage e rendere omaggio al buon caro – nonostante tutto – intramontabile di Zocca, non rimane altro che prendere in prestito la sua consueta chiusura: via con il piano, e sulle note di Albachiara «vi saluto, vi ringrazio, vi abbraccio».

Maurizio Zanoni