Bob Dylan seduce Milano nel concerto all’Arcimboldi

«Niente foto o video. Godetevi lo spettacolo dal vivo». Questo ha ammonito una voce pochi istanti prima che Bob Dylan comparisse sul palco dell’Arcimboldi sabato sera, nella prima delle tre date previste per Milano, cui seguiranno Roma e Firenze. E in quella frase è parso forse di scorgere un po’ di Dylan stesso, come a dire: «Se siete venuti a vedermi, non lasciatevi distrarre da altro».

Allestimento minimale, luci soffusissime, eccolo apparire: gambe larghe, mano in tasca, attacca con “Things have changed”, che qualche anno fa gli portò un Oscar come miglior canzone originale per il film “Wonder Boys”. Per continuare poi – alternandosi tra centro del palco con microfono e armonica, e lato per suonare il piano (per la gran parte del concerto) – a “What good I am?”, “Tangled up in blue” e “Forgetful heart”, sempre egregiamente sostenuto da chitarre, contrabbasso, slide e violino dell’ottima band che lo accompagna in tour. Un «thank you, grazie» detto da Dylan – ebbene sì! – prima della pausa sorprende tutti. Riprende poi, tra le altre, con “Desolation row”, “Simple twist of fate”, “Spirit on the water” e “Soon after midnight”. Dunque nessun pezzo fra i più noti (sono quasi tutti presi dall’ultimo disco, “Tempest” del 2012), tranne nei bis “All along the watchtower” e “Blowin’ in the wind” (ma davvero difficilmente riconoscibili) alla fine del concerto, quando ormai la platea bassa dei fan è tutta in piedi e per metà riversa sulle barricate a protezione del palco.

Tra waltz, swing, country e rock d’antan, protagonista indiscussa è stata la voce di Dylan, assistita dall’eccellente acustica del teatro. Chi ha avuto modo di prender parte ad altri suoi concerti dice che ascoltarlo dal vivo è ogni volta una sorpresa, spesso peraltro deludente: perché si sa, il Nostro sconvolge i pezzi, obbliga al non scontato, sovente è annoiato, non compiace l’ascoltatore o il fan, non gli interessa. È Dylan. Per me, che ero al suo primo live e non avevo termini di paragone, rimane solo una certezza: qualunque fosse stato l’esito, la serata sarebbe comunque rimasta impressa nella mia memoria. E allora forse posso ritenermi semplicemente fortunata, perché sabato sera lui era davvero lì sul palco e a mio modesto sentore è parso dylaniano allo stato puro. 

Lara Mikula