La tragtica storia di una donna straniera

Con la neve e con il vento, lei va dovunque sulla sua bicicletta nera. Ha tre figli, due femmine e un maschio, di età dai 15 a 21 anni. Sono più di cinque anni che non li vede. La sera non va a letto prima di averli sentiti tutti, uno per uno. Quando alla Coop ci sono delle offerte, lei le compra e il sabato mattina le spedisce in Ucraina con un furgoncino bianco, che raccoglie tutti gli invii delle altre ucraine e che fa la spola avanti e indietro. Una volta ha spedito due cassette di fragole perché là non ci sono, invia magliette, felpe per uno e per l'altro, soldi per comprare un computer, frutta particolare... è lontana ma è sempre presente, ogni pensiero è per loro. Quando viene a casa mia, ascolta con attenzione quando provo la lezione a mio figlio e con un po' di amarezza mi dice che lei non l'ha potuto mai fare; è un attimo che a me stringe il cuore, ma lei sorvola rapidamente pensando che in agosto ritornerà a casa per il matrimonio della figlia e finalmente li riabbraccerà tutti. Ha le foto dei figli sempre in borsa, me le mostra, sono biondi e bellissimi, mi mostra la casa, le tende nuove, le poltrone nuove, è contenta di assicurare il benessere alla sua famiglia. Ma con che sacrifici, con che nostalgia. Mi racconta di sue amiche che quando tornano trovano le cose cambiate, il marito con un'altra, la famiglia a pezzi e ne ha paura. Allora si attacca al telefono e le pare in qualche modo di riuscire a gestire i loro piccoli problemi quotidiani anche da qui, i litigi fra i figli, le gelosie, la scuola. L'aspettavo venerdì ma non è venuta. Ho pensato:strano, avrà avuto qualche impedimento.
Poi ho saputo tutto. Una telefonata, una telefonata e tutto cambia. Il cielo ti crolla addosso e niente è più come prima, è un attimo ma la tua vita è travolta. Un incidente sulla strada ghiacciata, uno schianto terribile contro un albero. Ha urlato Rodica, ha urlato dalla disperazione e dall'orrore, ha buttato due stracci in una borsa e ha cercato un aereo che non c'era. Dopo quasi 24 ore di viaggio ha trovato il marito e il futuro genero gravissimi, uno con una gamba frantumata e l'altro con alte possibilità di rimanere paralizzato, ma il figlio che ha lasciato bambino, che salutava in italiano l'anziana signora e le sue amiche, che era diventato un ragazzone alto e bello, che voleva il motorino e che aveva solo 15 anni... non c'è più. È sempre ingiusta la perdita di un giovane, ma l'idea di questa madre disperata che attraversa quattro Stati per andare a vedere il figlio morto è sconvolgente.
Ho voluto raccontare la storia di Rodica perché guardiamo sempre gli stranieri con un occhio superficiale e non ci soffermiamo sulla loro vita, sui sacrifici e sulle loro rinunce.