Marco Griguolo: «Le ciclabili del Biciplan erano necessarie. Ma ora serve compensare il taglio degli alberi»
A margine della Commissione consiliare del 16 giugno 2025 a Peschiera Borromeo, il consigliere delegato alla Mobilità sostenibile di Città metropolitana di Milano, ha risposto alle critiche di 7giorni sulla realizzazione della Linea 7 del Biciplan, e ha rilasciato una dichiarazione sulla riforma della Legge Del Rio

Marco Griguolo Consigliere delegato alla Mobilità di Città Metropolitana di Milano
In via Archimede, a Linate, sarebbe bastato mantenere la carreggiata esistente per evitare l’abbattimento dei pioppi. Perché non è stato possibile?
Comprendo perfettamente la sensibilità che c'è intorno a questi temi. Il progetto del Biciplan nasce con l’intento di realizzare piste ciclabili vere, non solo ciclopedonali: corsie ampie, sicure, ben integrate con marciapiedi e sede stradale. Sappiamo bene quanto quei pioppi fossero importanti per la comunità, ma ci siamo dovuti attenere a valutazioni tecniche e tempistiche imposte dai fondi PNRR, che dovevano essere spesi entro scadenze rigide.
Perché in via Milano la pista è molto più stretta e non si è sacrificato alcun albero?
Ogni tratto ha una sua storia e una serie di vincoli specifici. In via Milano, essendo in ambito urbano consolidato e senza interferenze particolari, è stato possibile restringere la sezione della pista senza compromettere la funzionalità. In altri tratti, invece, dove erano presenti fossati, esercizi commerciali, o dove bisognava garantire l’accesso a determinati spazi, si è scelta una soluzione diversa, per evitare interferenze più gravi. È il caso della deviazione fatta per non danneggiare il dehor di un’attività su via Milano. Come si vede, quando possibile abbiamo adattato il tracciato. Ma non ovunque è stato tecnicamente o urbanisticamente fattibile. Le scelte sono state fatte nel tentativo di mantenere continuità, sicurezza e rispetto per il contesto.
Nel tratto di via 2 Giugno, dove sono stati abbattuti otto maestosi pini marittimi, si sarebbe potuto semplicemente restringere la pista di mezzo metro, come fatto altrove, evitando di distruggere alberi che offrivano ombra e bellezza. Cosa risponde?
Il tratto di via?2?Giugno è sicuramente il più delicato, e capisco l’emotività suscitata dal taglio di quei pini. I tecnici ci hanno spiegato che lo spazio disponibile era utile per una pista larga e continua, secondo gli standard del Biciplan. Tuttavia, è vero: avremmo potuto considerare un restringimento di mezzo metro, come avvenuto in altri punti, ma la scelta è stata orientata dal delicato equilibrio tra sicurezza, norme tecniche e continuità del tracciato. Inoltre, le radici di alberi così imponenti avrebbero reso difficile qualunque manovra: sollevare terreno avrebbe messo a rischio la stabilità degli esemplari e la sicurezza stradale. Detto ciò, riconosco che col senno di poi si poteva valutare una soluzione più rispettosa del patrimonio arboreo. Il nostro impegno ora è promuovere misure di compensazione: piantumazione di nuovi alberi, interventi nel verde urbano e progetti forestali in sinergia con l’amministrazione comunale, per restituire alla comunità parte del verde perso.
Molti cittadini non capiscono perché si siano tutelati gli spazi commerciali e non il verde. È una critica legittima?
Lo capisco. Ma voglio precisare che tutte le scelte sono state valutate in funzione delle condizioni specifiche dei luoghi. Nessuno ha deciso di “preferire” i bar agli alberi. In certi casi, l’alternativa era compromettere l’attività economica in modo pesante, in altri casi era tecnicamente impossibile deviare il tracciato senza mettere a rischio la continuità della linea o la sicurezza dell’utenza. Abbiamo sempre cercato l’equilibrio migliore possibile, nel dialogo con i Comuni e all’interno dei vincoli progettuali.
Ci sono state differenze tra l’amministrazione Accosa e quella attuale del sindaco Coden?
Sì, e ci tengo a dirlo con rispetto per entrambe. Con la precedente amministrazione si è scelto, in alcuni tratti, di preservare i parcheggi a servizio dei locali pubblici, anche a costo di sacrificare alcuni alberi. L’amministrazione attuale, invece, ha chiesto maggiore attenzione alle compensazioni ambientali. Città metropolitana ha accolto questa richiesta, tant’è che abbiamo attivato percorsi con il Comune per la piantumazione di nuovi alberi attraverso altri progetti, come i programmi ForestaMIi. C’è la massima disponibilità a rimediare, nei limiti del possibile, agli effetti dei lavori.
Ha dichiarato pubblicamente di assumersi tutta la responsabilità politica del progetto. È raro oggi.
Sì, e continuo a farlo. Il Biciplan è un progetto strategico per il territorio: collega i Comuni, riduce l’impatto ambientale dei trasporti, promuove una mobilità più sana. Ma sono consapevole che alcune scelte potevano essere gestite meglio. Col senno di poi, avremmo potuto approfondire alcune soluzioni alternative. Però si lavorava con tempi stretti, su una rete stradale esistente, in un contesto molto frammentato e con vincoli tecnici e amministrativi. Per me metterci la faccia è un dovere: oggi sono io il responsabile, ed è giusto che i cittadini abbiano un riferimento chiaro.
Siamo nei tempi per completare tutto e non perdere i fondi PNRR?
Siamo tra le linee più avanti del progetto complessivo. Alcuni altri lotti, affidati a ditte diverse, hanno avuto ritardi. Con il senno di poi, forse sarebbe stato meglio affidare l’intero tracciato a una sola impresa con maggiore affidabilità. Tuttavia, abbiamo rispettato tutte le procedure di gara previste dalla legge. Stiamo facendo il massimo per portare a termine i lavori e garantire la qualità del risultato finale.
È favorevole alla riforma della legge Delrio con l’elezione diretta dei consigli metropolitani?
Dopo dieci anni è evidente che la riforma Delrio non ha prodotto benefici concreti per i cittadini. Le Città metropolitane sono enti con una dimensione giusta per risolvere problemi che superano i confini comunali, ma devono avere legittimazione democratica, risorse economiche e competenze chiare. Oggi troppo spesso ci si scaricano competenze da Regione o Stato senza dotazioni adeguate. Servono poche funzioni, ben finanziate, e persone elette direttamente dai cittadini. Solo così si può ricostruire fiducia nelle istituzioni intermedie.
Si sono favorevole.
Giulio Carnevale