Morandi presenta i tappeti di design d’arte al Cremona Art Fair (dal 21 al 23.03.2025)

Dal 21 al 23 marzo, il Cremona Art Fair si trasforma in un crocevia di ispirazioni, dove l’arte incontra la materia e la tessitura diventa linguaggio espressivo. Tra gli espositori d’eccezione, Morandi Tappeti porta in scena un racconto tessile fatto di estetica, sperimentazione e visione.

Al Padiglione 1 di Cremonafiere, cinque collezioni si intrecciano come trame di un’unica narrazione, ognuna con la sua voce distintiva:

  • Marco Nereo Rotelli scolpisce la luce nei fili, creando riflessi che vibrano sulla superficie.
  • Daniela Marchetti lascia parlare l’istinto e l’astratto, sfidando le forme tradizionali.
  • Giorgio Palù fonde precisione e architettura, trasformando la struttura in armonia.
  • Vito Catalano intreccia storie nei nodi, trasformando ogni tappeto in un racconto visivo.
  • Fabio Morandi gioca con la materia, dando profondità e movimento alla tessitura.

Più di una semplice esposizione, un’esperienza immersiva, un viaggio in cui l’arte tessile si fa emozione e coinvolge lo spettatore. I tappeti di design d’arte non sono solo oggetti da ammirare, ma universi da esplorare, superfici che raccontano, dettagli che affascinano. Ogni nodo, ogni intreccio, ogni fibra porta con sé un segno, lasciando sulla seta e sulla lana l’impronta di un’idea che supera il tempo.

Un appuntamento da non perdere per chi cerca bellezza, innovazione e arte senza confini.

Vuoi esplorare da vicino la collezione di tappeti di design d’arte proposta da Morandi Tappeti al Cremona Art Fair? Richiedi il tuo invito gratuito scrivendo a [email protected]!

Marco Nereo Rotelli: quando la luce si intreccia nel tessuto dei tappeti d’arte

I tappeti di Marco Nereo Rotelli non sono semplici superfici decorate, ma campi di energia visiva, spazi in cui la poesia si intreccia con la materia e il pensiero prende forma tra le fibre.

Non è solo un gioco di colore o di materiali: è scrittura viva, un alfabeto di simboli e lettere che emergono dai nodi come riflessi di un linguaggio ancestrale. Ogni tappeto è un manifesto, un ponte tra immagine e parola, tra gesto e significato. La sua arte non si limita a decorare: scolpisce la luce, la incide sulla lana e sulla seta, la trasforma in un dialogo sospeso tra l’antico e il contemporaneo.

L’effetto è ipnotico. Ombra e bagliore danzano sulla superficie, dando vita a un ritmo che cambia con lo sguardo. Un tappeto firmato Rotelli non si osserva, si attraversa: è un’esperienza che si vive, un codice da decifrare, una narrazione che vibra sotto i piedi e si dissolve nel tempo.

Daniela Marchetti: il tappeto di design rompe gli schemi e diventa arte

Daniela Marchetti rompe le regole e lascia spazio al movimento puro, trasformando il tappeto in una tela senza limiti, dove il colore si stratifica, si fonde, si disperde in un gioco di tensioni e contrasti.

Qui il filo non segue un disegno preordinato, ma diventa pennellata spontanea, gesto libero che cattura l’energia del momento. L’astratto si fa emozione, un paesaggio interiore che si svela tra le trame. Macchie, segni, vibrazioni di luce si rincorrono sulla lana e sulla seta come scintille di un’energia primordiale. Nessuna ricerca di perfezione, ma un’armonia caotica che si bilancia da sé, ribellandosi all’idea di ordine prestabilito.

L’effetto è potente, viscerale, istintivo. Ogni tappeto è un frammento di tempo fissato nella materia, un’istantanea di un’emozione impossibile da replicare. La tessitura smette di essere solo tecnica: diventa respiro, ritmo, pulsazione. Un linguaggio senza parole, fatto di intuizioni che si intrecciano e si dissolvono, sempre pronte a rinascere in nuove forme.

Giorgio Palù: il tapperto d’arte dal design geometrico e rigoroso

Giorgio Palù trasforma il tappeto in un progetto spaziale, un luogo in cui l’architettura si fonde con la tessitura e prende forma attraverso nodi e trame. Linee definite, contrasti equilibrati, vuoti e pieni che dialogano con armonia: ogni dettaglio è studiato con la precisione di chi costruisce non solo superfici, ma vere e proprie strutture.

Qui il tappeto non è un semplice complemento, ma un ambiente a sé stante. Forme geometriche si incastrano con ritmo perfetto, campiture di colore si alternano con misura, la materia si organizza seguendo logiche architettoniche. Nulla è lasciato al caso: ogni nodo sostiene l’intera composizione, creando profondità, ritmo, un’energia sottile che attraversa ogni fibra.

Ma c’è di più. Oltre alla precisione, c’è il calore della materia, il tocco dell’artigiano che dialoga con la visione dell’architetto. Un tappeto firmato Palù non si limita a decorare uno spazio, lo ridefinisce. Come una parete, una luce, un varco che plasma l’atmosfera, dando ordine e carattere all’ambiente in cui si trova.

Vito Catalano: i tappeti come pagine di storie intessute

Nell’arte di Vito Catalano il tappeto è memoria, è traccia, è una storia, prende forma tra i nodi e si svela sotto i piedi. Vito Catalano lo sa bene e con la sua collezione trasforma la tessitura in narrazione visiva: ogni intreccio è una parola, ogni nodo un frammento di vissuto. Qui non si tratta di semplice estetica, ma di un diario intessuto a mano, un racconto che emerge tra le fibre con la delicatezza delle cose autentiche.

Le sue opere non seguono schemi decorativi, ma parlano il linguaggio del tempo. Tappeti segnati da impronte invisibili, che sembrano custodire storie antiche, solcati da motivi che ricordano incisioni rupestri o scritture dimenticate. Ogni fibra trattiene il ricordo delle mani che l’hanno lavorata, ogni sfumatura porta con sé il peso del vissuto. I colori non gridano, ma sussurrano, i dettagli non impongono la loro presenza, ma si rivelano poco a poco, come segreti custoditi nella trama.

Questa è un’arte che non forza la materia, la ascolta. Le superfici ruvide evocano viaggi lontani, i nodi irregolari raccontano gesti antichi, il colore si fonde nel tessuto come un ricordo che riaffiora con il tempo. Guardare uno di questi tappeti è come ascoltare una storia narrata da una voce profonda: una voce che non ha bisogno di alzare il tono per lasciare un segno indelebile. 

Fabio Morandi: quando la materia diventa arte tessile

La materia nei tappeti di Fabio Morandi non si limita a esistere: prende vita. Ogni fibra è un gesto, ogni nodo un segno, ogni sfumatura di colore un’onda che attraversa la superficie. Il risultato? Creazioni che sembrano respirare, catturano la luce in modi inattesi, mutano con lo sguardo.

Lontano da schemi rigidi, Morandi lavora sulla consistenza, sul peso, sulla densità della tessitura. Lana e seta non si limitano a intrecciarsi, ma si fondono, si scontrano, si rincorrono, creando un equilibrio che conserva l’anima grezza della materia, modellata da mani esperte. Nulla è piatto, nulla è statico. Superfici ruvide si alternano a zone morbide, i colori pieni sfumano in dettagli impercettibili, la tridimensionalità è protagonista assoluta.

Un tappeto che non è un semplice complemento, ma un’esperienza sensoriale. Sfiorandolo, si avverte la tensione dei materiali, la profondità della trama, la forza del gesto che li ha plasmati. Morandi non si limita a dipingere o progettare: costruisce, modella, dà ritmo alla materia. E il tappeto si trasforma in un campo di energia, un’opera che non si limita a essere guardata, ma che invita a essere vissuta.