Mediglia, De Luca: «Mia moglie la mattina mi baciò passionalmente come non faceva da tempo, poco dopo l'arrestarono. Io all'oscuro di tutto»

Il marito di Rosa Fabbiano chiamata a rispondere dell’omicidio della madre poi fatta a pezzi e nascosta nella vasca da bagno racconta i giorni in cui scoprì il terribile delitto del quale è accusata la moglie: «Non ha dato mai avvisaglie del problema che stava vivendo»

Mario Rino De Luca marito di Rosa Fabbiano

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«Ho sempre amato mia moglie, ora non più», guarda il Video

Hanno fatto scalpore le dichiarazioni di Mario De Luca raccolte da 7giorni sabato 18 novembre: «Mia moglie uccise la madre e ora vuole la casa, io invalido al 100% non saprei dove andare. Ho subito una condanna anche io».

L’appello disperato rivolto al Presidente della Repubblica e al Governo del marito 60enne di Rosa Fabbiano ha portato all'attenzione dell'opinione pubblica una tragedia personale che l'uomo invalido al 100% e non autosufficiente sta passando: «Aiutatemi sono disperato, non mi curo, non cucino, non cambio le lenzuola da mesi, ho i debiti, sono abbandonato da tutti e non so come andare avanti».

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Mario De Luca ha raccontato a 7giorni la situazione in cui è maturato il terribile delitto nei confronti di sua suocera, di cui è accusata la moglie: «Rosa non aveva nessun obbligo di aiutare la mamma, lo faceva di suo buon cuore. Le sue due sorelle non gli hanno dato aiuto, tutto pesava sulle spalle di mia moglie. Io le avevo chiesto in diverse occasioni di portare qua su mamma, a casa nostra. Potevamo farci compagnia. Potevamo stare insieme. Ma lei mi ha sempre risposto che la mamma voleva stare da sola, aveva le sue amiche a Melzo e voleva fare la sua vita. Io le ho voluto bene sino al 20 di gennaio di quest'anno, quando per la seconda volta l'ho incontrata in carcere. Dove le chiedevo di lasciar stare il suo avvocato perché mi si era messa contro sin dall'inizio. Costringendomi a fare opposizione. Voleva vendere la casa. Voleva la separazione. Io ho amato mia moglie per 32 lunghi anni. Abbiamo condiviso di tutto e di più, io che credo nella fede ho sempre creduto a quella promessa fatta nel momento del matrimonio. Nella buona o nella cattiva sorte. Lei ha voluto la separazione, e poi il divorzio. La domenica mi portano la Santa comunione in casa. Le ho voluto un gran bene a mia moglie. Ma ora non gliene voglio più», Mario De Luca lo dice con la forza della ragione, anche se il giorno prima telefonicamente ci aveva confidato quanto la amasse ancora.

«Dopo il delitto ho dormito un mese e mezzo con mia moglie», guarda il video


«Ora non la amo più per quello che mi ha fatto. Mi ha nascosto il delitto per più di un mese e mezzo. Mi ha messo in condizioni di essere disperato, con la paura che mi portano via la casa, una vita di sacrifici e di rinunce. La mia casa è tutto per me. Anche se non volesse lasciarla a me, la lasci ai nostri figli. Io potrei avere l'usufrutto, cioè restare qua finché morte non sopraggiunga. Nella mia casa io ci ho messo l'anima. Potete credermi, ci ho messo l'anima. E ho messo tutto me stesso perché io sono nato e cresciuto con i valori di una volta. Credere nella famiglia», continua De Luca preoccupato per le richieste della moglie di mettere in vendita l'immobile che ha in comunione di beni, per avere la sua parte. La separazione è già stata deliberata il mese scorso e a giugno è fissata l'udienza per il divorzio.

Dopo circa un anno e mezzo da quando la moglie è stata chiamata a rispondere di quell'orribile atto, abbiamo chiesto a De Luca se la moglie avesse mai dato qualche avvisaglia della suo stato emotivo in quel periodo: «Assolutamente no. Lei andava a lavorare. Ogni mattina le dicevo: “Amore,  hai bisogno di qualcosa?”. La sera quando tornava dal lavoro le chiedevo come fosse andata la giornata, se fosse stanca, se avesse lavorato tanto, se voleva che prendessimo una signora per fare le pulizie, per aiutarla, per sollevarla dal peso che aveva della famiglia. Io amavo mia moglie, la amavo veramente. Ho fatto di tutto veramente di tutto per starle vicino. E lei non ha dato nessun segno veramente nessun segno. Non mi ha fatto capire assolutamente niente dei problemi che aveva. Noi da gennaio eravamo stati chiamati più volte dai carabinieri perché hanno ritrovato la mamma in mezzo alla strada, che gridava disperata, ma era la malattia che parlava. E lei (La moglie Rosa N.d.r.) poverina, da sola doveva correre, perché io non potendo camminare, non potevo starle vicino. Partiva di qua faceva 15 km per arrivare a Melzo e prendersi cura della mamma affetta da demenza senile. Lei guidava la macchina che avevamo comprato, che oltretutto era anche quella che usavo per andare a fare le visite mediche e quant'altro (Automezzo sequestrato dall'autorità giudiziaria, che il De Luca sta pagando a rate. N.d.r.). Non mi ha fatto mai capire niente per un mese e mezzo, da quando è successo il fatto, abbiamo dormito nel letto insieme. Normalmente io non ho mai capito, non mi ha dato segno e avvisaglie di quello che aveva fatto. Ci davamo il bacino tutte le mattine, prima che lei andasse al lavoro e anche l'ultima mattina mi aveva baciato. Ecco lì, cosa che non succedeva da molto tempo, mi aveva baciato passionalmente, mentre normalmente mi dava un bacino sulla guancia. Quella mattina l’ho baciata così. Ne ero felice perché ho pensato che magari dentro di lei si era riacceso qualcosa. Era molto che era diventata fredda nei miei confronti. Questo poteva essere dovuto dallo stress del lavoro, al fatto che comunque si prendeva cura di me. Della famiglia, dei figli. Ultimamente aveva pianto per la notizia che nostro figlio sarebbe andato a convivere con la sua compagna. E io le avevo detto, “Ma perché piangi te ne sei andata anche tu di casa per sposarmi? E la cosa normale della vita, i figli sono del mondo, non possiamo tenerceli, legati”. Sembrava avesse capito, però in realtà moriva dentro».

In attesa degli eventi, il sig. De Luca appassionato di modellismo sta vendendo la sua grande collezione conseguita negli anni sul web, un modo per realizzare un po’di liquidità per affrontare le spese quotidiane, la sua pensione di invalidità e la sua indennità di accompagnamento non sono sufficienti. La Caritas e la comunità Pastorale locale aiutano per quello che possono l’uomo invalido al 100% e non autosufficiente, l’indicatore ISEE non è adeguato per un intervento del Comune di Mediglia, a causa della separazione con la moglie avvenuta sono nel mese di ottobre.

«Affronto la vita quotidiana in totale solitudine. Mi nutro come posso e come riesco, non sapendo cucinare. Vivo alla giornata. Vivo in casa che non viene pulita, le lenzuola che non vengono cambiate da mesi. Posso solo fare la spesa online. Perché non ho nessuno che possa farlo per me. Che si tratti di alimentari oppure di altro. Nessuno che mi porti fuori, quindi sono segregato nella mia casa.Non ho più denti per masticare e non ho soldi per mettermi una dentiera. Solo gli amici della parrocchia grazie a don Angelo, cercano di alleviare i miei momenti bui, venendo a farmi visita e anche a prepararmi dei pasti quando possono», racconta con il groppo in gola, l’uomo segnato dagli eventi.