I mille volti dell’anoressia, il male del corpo e dell’anima


L’anoressia nervosa (questo è il termine clinico) fa parte della più ampia categoria dei disturbi del comportamento alimentare, insieme alla forse meno nota ma non meno grave bulimia nervosa. Nonostante si possa pensare che l’anoressia sia un male della società moderna, gli studi sulle manifestazioni di tale malattia risalgono a quasi 150 fa. L’anoressia colpisce per il 90% dei casi la popolazione femminile ed in particolare le ragazze che attraversano le delicate fasi evolutive caratteristiche dell’adolescenza. Questo periodo è contraddistinto dalla ricerca e formazione di una propria identità personale e quindi dell’affermazione di sé, passando attraverso l’accettazione di un’immagine corporea adeguata. Spesso la mancanza di autostima porta le adolescenti a cercare sicurezza nel controllo del proprio aspetto esteriore, sfociando nell’idealizzazione della magrezza come modello fisico dominante nella nostra società.
È possibile diagnosticare la malattia attraverso specifici parametri: rifiuto di mantenere il peso corporeo sopra una soglia minima e conseguente paura di acquistare peso, alterazione della percezione visiva del proprio corpo (vedersi sempre troppo grasse), amenorrea (assenza di tre cicli mestruali). Le ragazze con tale disturbo mettono in atto delle pericolose strategie che consentono loro di arrivare al dimagrimento estremo, come l’eliminazione di alcuni cibi, il totale rifiuto di alimentarsi, l’induzione del vomito e l’uso di lassativi. L’immagine esteriore diventa quindi fondamentale a garantire un falso benessere interiore e a dare valore alla propria persona: l’insicurezza viene colmata dal controllo sul proprio corpo, che diventa uno strumento di comunicazione: “io sono ciò che appaio”.
A contribuire alla mitizzazione del culto del corpo e “dell’essere magri per forza” c’è il bombardamento mediatico a cui i giovani adolescenti sono soggetti. I modelli culturali proposti dai mezzi di comunicazione si rifanno a un ideale frequentemente basato sull’estetica come valore, quindi essere magri e belli rappresenta l’accettazione e l’identificazione all’interno di un gruppo sociale. Navigando in internet è possibile prendere coscienza di quanto l’anoressia dilaghi tra le adolescenti e di come stia addirittura diventando uno strumento utile a colmare un malessere interiore piuttosto che essere riconosciuta come una gravissima malattia.
In questi ultimi anni sono nati numerosi blog (forum di libera discussione) che pubblicizzano l’anoressia come uno stile di vita vincente e appagante a cui far riferimento per sentirsi accolte e per incarnare un modello di donna forte e sicura di sé. Questi blog sono gremiti di frasi che rispecchiano una grave sofferenza e che spaventano a tal punto da pensare che vengano scritte solo come provocazione, la tragica realtà è che sono vere. “Credo nella bilancia come indicatore dei mie successi e fallimenti quotidiani” (G. ’90); “sono perfetta, assaporo le dolci soddisfazioni di essere anoressica… ora controllo la mia vita” (B. ’95); “vorrei essere presa in considerazione dalla gente, forse essere magra mi aiuterà” (L. ’97).
Le frasi raccolte da internet vengono confermate da alcune ragazze che si sono rese disponibili a testimoniare il loro problema. “Controllare il mio peso mi aiuta a controllare la mia vita. Voglio essere magra perché mi da sicurezza e mi fa sentire accettata dai miei amici”, dichiara M., di soli 16 anni. R., di 17 anni, continua dicendo “in famiglia non riesco a comunicare con mamma e papà, se continuo a dimagrire prima o poi sono obbligati ad accorgersi di me”.
L’anoressia quindi diventa un fondamentale mezzo di comunicazione per le ragazze adolescenti che scelgono una strada di privazioni e sofferenze per arrivare agli amici o ai propri genitori. I dati raccolti ci spingono a riflettere sull’importanza di ascoltare i bisogni degli adolescenti e ad accogliere senza giudizio il disagio interiore che spesso vivono. Aprirsi a una sincera e profonda comunicazione risulta fondamentale per arginare i danni che il problema sociale dell’anoressia sta generando.

Anche se nei casi più gravi occorre il ricovero

Una terapia comportamentale è il primo passo per guarire

L’anoressia nervosa è una pericolosa malattia che in molti casi può portare alla morte di chi ne soffre. È fondamentale quindi che l’aiuto per risolvere il problema provenga da una struttura medica altamente specializzata con validi professionisti a sostegno della persona.
Negli ultimi anni l’approccio maggiormente accreditato dalla comunità scientifica per  risolvere i disturbi del comportamento alimentare è quello terapeutico-integrato, che prevede la collaborazione e l’integrazione di diverse figure terapeutiche. L’anoressia nervosa è una patologia che danneggia il malato nella sua globalità, nuocendo quindi alla sfera biologia, psicologica e relazionale della persona. È dunque fondamentale una terapia che ristabilisca l’equilibrio di queste aree attraverso il coinvolgimento di più specialisti quali medici, psichiatri, psicologi, nutrizionisti, educatori e terapeuti della famiglia.
Nei casi più gravi in cui sono fortemente compromesse le funzionalità biologiche e la vita del paziente è a rischio a causa della magrezza estrema, è fondamentale ricorrere a un ricovero ospedaliero o di day-hospital per ripristinare il buon funzionamento psico-fisico dell’organismo. Di pari passo all’intervento medico-nutrizionale si procede con l’intervento psicoterapico e rieducativo. Uno dei modelli psicoterapici di maggior successo nella cura dei disturbi dell’alimentazione è la terapia cognitivo-comportamentale, il cui scopo è quello di modificare i comportamenti alimentari scorretti e ricreare una positiva e realistica immagine di sé.
La terapia per essere efficace si basa sulla creazione di un rapporto di fiducia col terapeuta e può durare da uno a due anni, anche attraverso il coinvolgimento della famiglia del paziente, per ristabilire un canale di comunicazione interrotto e nuove modalità di relazione familiari. Il paziente è accompagnato a trovare sistemi alternativi per affrontare e gestire le situazioni problematiche adottando comportamenti più costruttivi e utili a ristabilire un buon rapporto con il proprio corpo e con il cibo.
Le persone che soffrono di anoressia nervosa possono trovare l’aiuto necessario ad affrontare questo difficile problema insieme ai loro familiari nel Centro dei Disturbi del Comportamento Alimentare dell’ Ospedale San Raffaele di Milano, Villa Turro. I recapiti utili sono:
prenotazioni Visite - tel. 02.2643.4180; day hospital - tel. 02.26433225; segreteria - tel. 02.26433315.

Greta Montemaggi