«Il 25 aprile sia festa della Liberazione dal giogo nazifascista in tutta Italia, senza etichette politiche. Il 12 giugno sia la Festa Della Liberazione di Gorizia e la Venezia Giulia»

Rodolfo Ziberna replica all’Anpi: «Gorizia, come peraltro anche Trieste, ha scelto il 12 giugno per festeggiare la sua liberazione dalla feroce occupazione da parte dei partigiani comunisti filo Jugoslavia. Oltre 700 donne e uomini goriziani - tra i quali anche sindacalisti, antifascisti e membri del CLN - sono stati deportati senza mai fare ritorno alle loro famiglie»

Rodolfo Ziberna

Rodolfo Ziberna Il Sindaco di Gorizia a Milano alla cerimonia di inaugurazione del Monumento ai Martiri delle Foibe nel 2020

Dopo che l'Anpi di Gorizia ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il Sindaco del capoluogo isontino, Rodolfo Ziberna, ha espresso le proprie opinioni riguardo alla Festa della Liberazione. L'Anpi nella sua lettera aveva sottolineato come a Gorizia, la città in cui italiani e sloveni convivono da secoli, dopo il ricongiungimento all'Italia, si stia sistematicamente ribaltando la lettura della Storia. Infatti, l'italianità è considerata come un valore supremo e la Resistenza viene ridotta alle violenze avvenute nel territorio durante la Seconda Guerra Mondiale. «Il sindaco e i suoi sostenitori indicano quindi il 25 aprile solo come l’inizio di un’altra occupazione, non come il giorno che unisce Gorizia a tutto il nostro Paese nel ricordo della Liberazione – continuava la missiva dell’Associazione Partigiani -. Tali prese di posizione hanno portato nel 2020 a proclamare il 12 giugno, ricorrenza della fine dell’amministrazione jugoslava, come la “vera” Liberazione di Gorizia. Noi vogliamo festeggiare il 25 aprile! Non possiamo accettare che si omettano e si nascondano tutte le atrocità commesse qui dal fascismo contro gli antifascisti in genere, la comunità slovena, sottoposta a una brutale snazionalizzazione, e quella ebraica, prima perseguitata dalle leggi razziali e poi totalmente cancellata con la deportazione e lo sterminio nei lager».

La lettera di Rodolfo Ziberna Sindaco di Gorizia

L'Italia, come ho sempre sostenuto, deve gratitudine eterna ed infinita a quelle donne e uomini che hanno perso la loro vita o hanno rischiato di perderla nella resistenza partigiana per liberare il Paese dal gioco della dittatura nazifascista. Ecco perché a Gorizia si celebra il 25 aprile, perché siamo in Italia, quella Italia alla quale i partigiani comunisti titini volevano sottrarre la Venezia Giulia, dopo averla occupata e sottoposta a deportazioni. Il loro obiettivo era quello di assoggettare Gorizia e Trieste al regime comunista (quello stesso regime totalitario condannato dal Parlamento Europeo) che ha mietuto centinaia di migliaia di vittime al di quà ed al di là dell'attuale confine.

Grande è la nostra vicinanza alla popolazione slovena - siamo uniti a Nova Gorica dalla Capitale europea della cultura 2025 - per il dolore e sofferenze provocate loro sia dal Fascismo che dal comunismo titino.

Il 25 aprile è stato scelto convenzionalmente in Italia per festeggiare la liberazione dal nazifascismo. Gorizia, come peraltro anche Trieste, ha scelto il 12 giugno per festeggiare la sua liberazione dalla feroce occupazione da parte dei partigiani comunisti filo Jugoslavia.

Spiace che ANPI Gorizia continui a mistificare il 25 aprile goriziano e non riconosca ciò che la storia ha ampiamente acclarato,  ovvero che quei partigiani titini siano entrati a Gorizia non già per liberarla bensì per occuparla ed assoggettarla ad un regime totalitario. Oltre 700 donne e uomini goriziani - tra i quali anche sindacalisti, antifascisti e membri del CLN - sono stati deportati senza mai fare ritorno alle loro famiglie, solo perché avrebbero potuto ostacolare il disegno annessionistico di Tito.

Il 25 aprile deve essere la giornata della Liberazione nazionale e non di una sola parte politica; altrettanto il 12 giugno deve essere la giornata della liberazione della Venezia Giulia.

La Storia va insegnata e non celata o mistificata.

Non attraverso il negazionismo o il giustificazionismo si cresce ma attraverso l'insegnamento di ciò che è accaduto perché non accada mai  più.

Grande gratitudine voglio esprimerla al Presidente della nostra Repubblica Sergio Mattarella per il suo intervento svolto il 10 febbraio scorso in occasione del Giorno del Ricordo laddove,  tra l'altro, affermò

“La furia dei partigiani titini si accanì, in modo indiscriminato ma programmato, su tutti: su rappresentanti delle istituzioni, su militari, su civili inermi, su sacerdoti, su intellettuali, su donne, su partigiani antifascisti, che non assecondavano le mire espansionistiche di Tito o non si sottomettevano al regime comunista. Le violenze anti-italiane, nella maggior parte dei casi, non furono episodi di, inammissibile, vendetta sommaria. Rispondevano piuttosto a un piano preordinato di espulsione della presenza italiana. (...) Nessuno deve avere paura della verità. La verità rende liberi. Le dittature - tutte le dittature - falsano la storia, manipolando la memoria, nel tentativo di imporre la verità di Stato.(...) Per molte vittime, giustiziate, infoibate o morte di stenti nei campi di prigionia comunisti, l’unica colpa fu semplicemente quella di essere italiani."

Sono certo che la popolazione italiana e quella goriziana vogliano questo e sono certo che il tempo sia sempre galantuomo.