Incidente aereo a San Donato: l’esame della scatola nera non ha fornito risposte

I dati registrati nel dispositivo, infatti, sono fermi ad aprile, ben 6 mesi prima dell’incidente. Le indagini sulle cause del disastro si fanno ora più complesse

Nella scatola nera non è rimasta nessuna traccia del disastro aereo avvenuto il 3 ottobre scorso a San Donato, quando il Pilatus-Pc12 partito dall’aeroporto di Linate precipitò pochi minuti dopo il decollo, schiantandosi su una palazzina in ristrutturazione nell’area del terminal della M3. L’incidente aveva causato la morte del pilota, il magnate romeno Dan Petrescu, e degli altri 7 passeggeri a bordo, tra cui un bimbo di appena 1 anno. Gli ultimi dati contenuti nella scatola nera rintracciata nel luogo dello schianto risalirebbero infatti ad aprile, ossia 6 mesi prima del disastro. È quanto emerge dai primi risultati degli accertamenti tecnici disposti dalla procura di Milano e condotti dagli esperti dell’Agenzia Nazionale per la sicurezza del volo. L’inchiesta milanese per far luce sulle cause dello schianto, condotta dai pm Paolo Filippini e Mauro Clerici sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, si preannuncia ora più complicata. Ora, come spiegato a Fanpage.it da Carlo Landi, generale in pensione dell’Aeronautica Militare, gli esperti dovranno concentrarsi sul relitto, che verrà analizzato fin nel più piccolo dettaglio, sino all’accertamento della verità. un'analisi del genere, però, necessiterà di molto più tempo per essere portata a termine. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti figurano un’avaria al motore provocata da un guasto meccanico, l’errore umano o una tragica fatalità, che potrebbe essere dovuta a un malore del pilota.

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