“Lasciami andare, madre”, l’autrice Helga Schneider, figlia abbandonata, chiede conto della scelta di dedicarsi dello sterminio degli ebrei

Un libro autobiografico carico di umanità, dove la protagonista racconta l’incontro moto toccante con la madre ormai ultranovantenne, ospite di una casa di riposo a Vienna, che rinunciò ai suoi figli per entrare nelle SS sotto i comandi di Heinrich Himmler

La coperina del libro e l'autrice oggi 84 enne

La coperina del libro e l'autrice oggi 84 enne Helga Schneider (Steinberg, 17 novembre 1937) è una scrittrice tedesca naturalizzata italiana che compone le sue opere in lingua italiana.

Questo è un libro autobiografico. Purtroppo aggiungeremmo. Helga, la protagonista, si presenta a noi lettori attraverso il racconto di un incontro tardivo,non più differibile ma molto toccante, con la madre ormai ultranovantenne, ospite di una casa di riposo a Vienna.
Cosa ci si aspetta da una madre? Amore incondizionato prima di tutto. Comprensione, condivisione di momenti di vita, accompagnamento nella crescita, trasmissione di valori. Cose scontate per molti. Eppure la madre è una donna che ha abdicato al suo ruolo di genitrice pur avendo avuto due figli, Helga e Peter. Li ha abbandonati ancora piccolissimi per dedicarsi anima e corpo alla scellerata causa dello sterminio del popolo ebraico. Entrare a far parte delle SS e precisamente nell' organizzazione di Heinrich Himmler come addetta alle camere a gas di Auschwitz Birkenau è stato il suo unico scopo di vita. Nonostante ciò prova ancora grande orgoglio per aver aderito con cieca obbedienza a regole alle quali dice non era possibile sottrarsi. Durante il colloquio con la madre, Helga trova il coraggio di porle tutte quelle domande che l'hanno tormentata per tantissimi anni.
Non ha mai pensato a cosa abbiano potuto patire i suoi figli a causa della sua lontananza?
È possibile scorgere, pur scavando nel profondo del suo animo, la consapevolezza di aver compiuto delle azioni aberranti nei confronti di esseri umani incolpevoli?
La madre risponde a volte ritraendosi, qualche volta maggiormente intenzionata a fornire macabri dettagli, molto più spesso determinata a giustificarsi con arroganza, infastidita da quello che considera un interrogatorio a tutti gli effetti che la chiama in causa pur sentendosi innocente. «Siamo stati addestrati alla disumanizzazione» dirà poi alla fine nell'inutile tentativo di far accettare alla figlia come sia stato per lei possibile agire con tanta crudeltà. A tratti Helga viene travolta emotivamente dai racconti, talvolta riesce persino ad intenerirsi davanti a quella creatura ormai così anziana e fragile che le fa dire «Malgrado tutto non riesco ad odiarla questa madre non madre,fatti odiare madre!».
Pertanto durante l'incontro continuano ad alternarsi in Helga un sentimento di repulsione verso le azioni esecrabili compiute dalla madre e quindi un un'incapacità al perdono e un sentimento di pena verso un essere umano che con tutti i suoi limiti resta pur sempre sua madre. Tuttavia non può accogliere nessuna delle giustificazioni date e realizza che nessun perdono può concretizzarsi di fronte al pensiero intollerabile che di tutto questo odio la sua stessa madre sia stata complice. «Ti guardo madre e provo un dissidio terribile, lacerante: l’istintiva attrazione per il mio stesso sangue e l’irrevocabile rifiuto per ciò che sei stata, per ciò che ancora sei». Piacerà questo libro per la carica di umanità che avvolge il lettore che si immedesimerà nel ruolo che appartiene a tutti noi, ovvero quello di figlio e che lo arricchirà di quelle richieste di verità e capacità di comprensione che intrecciate tra loro danno un senso alla nostra esistenza.
Cristina Coppa

"Lasciami andare, madre" di Helga Schneider
Ed. Adelphi
Data pubblicazione 2001

Prezzo di copertina € 13,00
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