Se maggio è il mese delle rose, oggi a fiorire è il ricordo della più bella

Esattamente cent'anni fa, il 17 maggio 1920 nasceva Norma Cossetto, Medaglia d'Oro al merito civile della Repubblica Italiana

Esattamente cent'anni fa, il 17 maggio 1920 nasceva Norma Cossetto. Figlia di Margherita Pacchialat  e Giuseppe Cossetto – già ufficiale austro-ungarico e dopo la prima guerra mondiale segretario politico del fascio e podestà di Visinada – Norma cresce insieme alla sua famiglia a Santa Domenica di Visinada, un paesino dell’Istria centrale. 
Dopo essersi diplomata al Regio Liceo Vittorio Emanuele III di Gorizia, si iscrive al corso di lettere e filosofia dell'Università di Padova.
Mentre la Seconda guerra mondiale sta sconvolgendo l’Europa e l’Italia, da studentessa tenace e caparbia Norma continua comunque le sue ricerche per la conclusione della tesi.  Nell’estate del 1943, per raccogliere il materiale necessario alla ricerca, gira in bicicletta la maggior parte dei comuni dell’Istria fra i campi dorati di messi mature e le rosse distese del suolo istriano, ricco di bauxite. Una terra scarlatta, purpurea, che diventa il titolo della sua stessa tesi, “Istria rossa”. La terra a cui appartiene e a cui deve tutto. La terra a cui dedica tutto, persino sé stessa.
Sul finire della bella stagione la guerra, fino ad allora rimasta un’incerta e astratta notizia da trasmettere via radio, si manifesta in Istria e nella Venezia Giulia con tutta la sua violenza. Dopo la firma dell’armistizio con gli angloamericani e il successivo annuncio l’8 settembre 1943, mentre l’esercito italiano è allo sbando in tutta la penisola italiana, nella regione giuliana si crea un immenso vuoto di potere che provoca la rapida dissoluzione di ogni autorità statuale italiana.
Ad approfittare della situazione di disorientamento e confusione in cui era caduta la penisola istriana, sono i partigiani sloveni e croati del Movimento di liberazione jugoslavo, legati alla figura del segretario generale del partito comunista jugoslavo Josip Broz, detto Tito. Si impossessano di ogni comando e ogni autorità un tempo appartenuti all’Italia e per liberarsi definitivamente dal dominio del “vecchio padrone” e sostituirlo con il nuovo comando jugoslavo, più attento alle esigenze delle masse contadine slovene e croate, cercano di assicurarsi il controllo della regione con ogni mezzo. Per ottenere ciò i titini sanno dunque che devono eliminare ogni forma di dissenso e soprattutto anche ogni tipo di legame, esempio o simbolo della comunità passata.
Il 26 settembre a Norma viene chiesto di presentarsi al comando partigiano jugoslavo di Visignano, ma verrà rilasciata solo poche ore dopo.
Il giorno seguente però viene nuovamente arrestata, questa volta nessun rilascio e nessun ritorno a casa. Le viene chiesto di unirsi alla causa dei partigiani comunisti di Tito e di rinnegare la sua italianità, ma si rifiuta.
Inizia così il lento calvario della giovane studentessa di Visinada che come prigioniera insieme ad altre vittime viene trasferita dai partigiani titini a Parenzo e poi, in seguito all’avanzamento delle truppe tedesche decise a riprendersi il controllo della regione, portata ad Antignana nei pressi di Pisino. Rinchiusa in aula della scuola locale, Norma è torturata, seviziata e stuprata ripetutamente da diciassette partigiani appartenenti al Movimento di liberazione jugoslavo. La notte tra il 4 e il 5 ottobre i suoi aguzzini la prelevano e insieme agli altri prigionieri la portano nella foresta di Villa Surani.
Fra gli alberi aggrappati ai pendii scoscesi e le rocce appuntite, a Norma non viene risparmiata nemmeno l’ultima ora. Dopo averle pugnalato entrambi i seni e averle conficcato un palo di legno appuntito nel sesso, i partigiani titini la spingono ancora viva nel profondo abisso di Villa Surani. Viene “gettata” quasi come fosse un rifiuto nel buio della foiba, quasi a volerne cancellare non solo la vita, ma anche la memoria.
Chi compì quel gesto però non poteva sapere che dal sacrificio di Norma sarebbe germogliato un fiore bellissimo. Dal buio dell’abisso, il seme della speranza ha fatto sbocciare il fiore della memoria per tutte le vittime della violenza jugoslava.
Attraverso il ricordo di quella bellissima rosa oggi noi possiamo ricordarle tutte.
Auguri “luminosa testimonianza di coraggio e amor patrio”.
Auguri Norma.
Petra Di Laghi

Dott.ssa Petra Di Laghi

Dott.ssa Petra Di Laghi Storica, divulgatrice, ricercatrice