E se ora facessimo come la Germania?

Tutt’altra musica dalle nostre parti: le iniziative referendarie sono scarse e quasi sempre “colorate” politicamente in modo forzato, al punto da essere snaturate nella loro vera essenza.
L’esito del voto del 12 e 13 giugno impone invece una grande riflessione collettiva, si spera svincolata dalla demagogia e dai luoghi comuni di politici e politicanti. È indubbio che le idee degli italiani sul nucleare siano abbastanza chiare. Il nostro Paese appartiene al gruppo di Stati europei che non possiede centrali atomiche attive. Questo non significa che lo stop all’uranio, a questo punto definitivo, ci metterà al riparo dal rischio di incidenti rilevanti, visto che ben 13 impianti nucleari francesi, svizzeri e tedeschi sono situati entro un raggio di 200 km dai nostri confini. Significa però che il messaggio – forte e chiaro – arrivato dal referendum ci pone in una condizione di non ritorno rispetto a certe scelte sulla produzione dell’energia del domani.
Dato per scontato che la vita residua dell’oro nero sarà breve e che l’avventura atomica non partirà mai, il suggerimento più banale da inviare alla nostra classe dirigente è quella di concentrarsi da subito sulle fonti energetiche rinnovabili, magari cercando ispirazione proprio nel giardino del vicino di casa: la Germania, che attualmente produce oltre il 30% della propria energia attraverso le sue centrali nucleari, ha già iniziato la dismissione degli impianti, che avverrà in maniera totale entro il 2030. Pazzi? Forse. O forse solamente avanti con i tempi, dal momento che in terra teutonica già nel 2004 gli operatori impegnati nel settore delle energie alternative erano 160.000. Gestione dei rifiuti, fotovoltaico, riduzione delle emissioni di CO2, energia eolica: sono soltanto alcuni dei capisaldi di una ricetta che pone la Germania nelle condizioni di poter salutare con largo anticipo petrolio e uranio per puntare sul sole e sul vento. Sole e vento: elementi di cui il nostro Paese sicuramente non scarseggia, ma che oggi come oggi ci fanno venire in mente soltanto il piacere di una mattinata sulla spiaggia. C’è da sperare che la scia del referendum non duri soltanto il tempo di una tintarella.

Davide Zanardi