Governo Monti, è l’ora di spazzare via i privilegi di tutte le classi sociali

Il governo Monti ha, di fatto, sancito che la politica economica del governo Berlusconi è stata un fallimento, il ruolo dell’Italia ha assunto sempre di più il ruolo di Pulcinella, di un Paese basato su atteggiamenti folkloristici durante i meeting internazionali.

Fossero solo questi ultimi gli aspetti che hanno caratterizzato la politica del precedente governo, si potrebbe anche riderne, il problema è che ne è derivata una politica economica caratterizzata da tre  finanziarie nel 2011, da una contrazione dei consumi, da una mancanza di azioni nel verso dello sviluppo, da un proliferare di leggi ad personam, da una pressione fiscale elevata, da una evasione fiscale notevole. Il nuovo governo si trova davanti uno scenario francamente difficile, deve operare scelte che, nel rispetto dei parametri previsti dall’Unione Europea, saranno sicuramente impopolari e non faranno che aumentare la pressione fiscale. Il ripristino dell’Ici, la revisione degli estimi catastali, l’aumento dell’Iva e delle accise sulla benzina (probabile) saranno azioni che andranno a colpire in maniera indiscriminata tutti i ceti italiani, sia quelli che oggi hanno difficoltà ad arrivare a fine mese sia i ceti più abbienti che probabilmente da questa crisi ne hanno anche guadagnato. Allora il governo Monti dovrà agire anche su altri fronti per rendere più equa la nuova manovra finanziaria: non potrà non colpire i privilegi a oggi esistenti, e questo include anche i grandi patrimoni. Sono necessarie riforme strutturali atte a togliere i privilegi di tutte le classi sociali, perché a rendere difficili le manovre politiche è il fatto che ognuno tenda naturalmente a difendere la propria circoscrizione elettorale. In un editoriale pubblicato su un quotidiano nazionale lo stesso Monti affermava che gli ingredienti «di un’economia più competitiva, di una maggiore crescita, di una società più aperta, più inclusiva, più equa, sono meno barriere all’entrata, meno privilegi e rendite per gli inclusi, più possibilità di ingresso per gli esclusi e per i giovani, più spazio al merito e alla concorrenza». Quello che mi aspetto è che il governo tenga fede alle linee di principio sopra elencate e che operi, soprattutto all’interno della classe politica, un taglio netto senza se e senza ma verso tutti quei privilegi che fanno della classe politica una casta avulsa dai problemi dell’Italia. In questi anni la classe politica ha sempre chiesto sacrifici al popolo italiano senza che fossero toccati i loro privilegi; come si fa a chiedere sacrifici senza che la classe eletta dagli italiani non operi alcun cambiamento in tal senso? Spero che il nuovo governo operi sia all’interno di un taglio di spesa, al fine di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, ma soprattutto che rilanci lo sviluppo e l’economia, condizione necessaria perché la manovra non sia solo un fatto episodico, ma serva per il rilancio del Paese negli anni a venire.