La qualità dell’informazione precipita a colpi di spread

La qualità dell'informazione precipita a colpi di spread. Chissà come erano i giornali di un tempo, quelli in bianco e nero, su carta ingiallita, con inserzioni pubblicitarie piccole come noci e senza fotografie. Chissà chi erano le persone che ci lavoravano e il modo con cui affrontavano le notizie. Pur non entrando in un'indagine storiografica, non ci vuole molto a credere che quei quotidiani non potessero essere peggio di quelli di oggi.

In questi giorni in cui la pseudo-informazione di massa gioca a dadi con i patemi d'animo della gente e l'aumento delle ulcere gastriche segue a grandi linee quello dello spread dei Btp italiani con i Bund tedeschi, colpisce il comportamento della nostra classe politica e in parallelo quello di alcuni tra i principali telegiornali e quotidiani nazionali. 

È evidente che ci sono testate dove i titoli vengono dettati direttamente per telefono dal politico al direttore responsabile, ma qui non si tratta più di schieramenti o opinionismo. Qui il tifo per un partito o per un personaggio rasenta i limiti del tragi-comico, se si pensa che chi scrive fa oltretutto parte di un ordine professionale. Già, professionale. Ma in fondo cos'è rimasto di una professione, quando la prima pagina di un quotidiano è l'equivalente di un coro da stadio o quando strapagati giornalisti televisivi che occupano i posti di rilievo nei palinsesti fanno a gara a chi urla di più o - peggio ancora - a chi piega di più la schiena di fronte al proprio interlocutore? Poco o nulla. Questa sfida a chi fa peggio è contagiante, si propaga a macchia d'olio su schermo piatto e carta stampata, è bipartisan, quasi apolitica nella sua superficialità e perversione. Qualche giorno fa, ho trovato particolarmente divertente e azzeccato il "vaffa" indirizzato tramite youtube da Enzo Iacchetti ai ministri Brunetta e La Russa per questioni legate agli sperperi di denaro pubblico. Se si pensa che certe testate giornalistiche ricevono perfino sovvenzioni per poter continuare a esistere, è un'offesa che evidentemente andrebbe estesa anche ad altri. E se pure noi, nella nostra piccola realtà di giornale di provincia, non ci dimostriamo all'altezza del nostro compito, gradiremmo un bel "vaffa", deciso e a denti stretti. Se è meritato, ce lo prendiamo volentieri.