Il vento delle primarie colpisce il PD
Le primarie erano parte integrante del rinnovamento del PD Veltroniano in quanto strumento che avrebbe dovuto consentire una connessione ed un dialogo con la società civile

02 marzo 2023
L'opinione di Moreno Mazzola
L’esito delle primarie del
Partito democratico ha suscitato una notevole sorpresa, in quanto il voto del
popolo delle primarie ha ribaltato, per la prima volta, il voto degli iscritti.
Alle origini del PD Veltroniano le primarie erano parte integrante del
movimento di rinnovamento in quanto strumento che avrebbe permesso una
connessione ed un dialogo con la società. Non è mai stato scritto da nessuna
parte che le primarie sarebbero dovute servire solo come plebiscito al
candidato scelto dagli iscritti; nella logica del modello originario del PD era
comunque insita la possibilità che il voto aperto a tutti gli elettori potesse
contraddire quello degli iscritti. Al di là che le regole erano definite prima
del congresso e accettate da tutti e quindi oggi non sconfessabili, però è
lecito che il PD si ponga una domanda: perché mai iscriversi al PD se le regole
affidano un momento cruciale (l’elezione del segretario) a una platea mutevole
e indistinta di elettori, che in gran parte non hanno alcun legame
organizzativo con il partito stesso? Risulta evidente che questa modalità
potrebbe creare disequilibri interni tra gli iscritti in quanto quest’ultimi,
che sono il corpo del partito, che impegnano parte del loro tempo alla gestione,
partecipane ai volantinaggi, alla gestione dei seggi, con la presenza lavorativa
alle ormai poche e sporadiche Feste dell’Unità, si potrebbero chiedere perché
iscriversi se poi il loro parere vale meno del parere complessivo dei primaristi?
Risulta importante notare che il PD è l’unico partito in Italia che utilizza
per la votazione del Segretario e quindi del rinnovo delle cariche dirigenziali
la modalità delle primarie aperte. Potrebbe essere questo uno dei motivi che ha
prodotto un continuo calo del numero degli iscritti perché nel momento più
importante della vita di un partito ci si rende conto che l’appartenenza è
trascurata rispetto al coinvolgimento di masse di persone che con il partito e
con la sua quotidianità hanno poco a che fare? Il voto a Elly Schlein dimostra
come, al di là e al di sopra del corpo degli iscritti, si sia attivata un
movimento extra-corporeo che ha
mobilitato tutti quegli elettori che, privilegiando la novità, hanno espresso
una voglia di discontinuità e di un bisogno di radicalità che richiederà una
posizione politica di maggior chiarezza rispetto a quanto fatto in passato.
Ricordiamo che il PD ha governato in dieci degli ultimi dodici anni senza aver
mai vinto le elezioni ma solo per il senso di responsabilità verso le
situazioni in cui versava la Nazione. Naturalmente, ora inizia il difficile, e
uno dei primi compiti della nuova segretaria sarà quello di avviare una riforma
del partito cercando di tenerlo unito frenando spinte centrifughe. Occorre che
si stabiliscano momenti di confronto dove tutti siano partecipi delle decisioni
costruite attraverso un percorso di partecipazione e discussione. Questo è il
compito improbo che aspetta la nuova segretaria e il nuovo gruppo dirigente
altrimenti gli iscritti si troveranno di fronte ancora lo stesso refrain dove
tutto cambia per non cambiare niente.
“Un partito che non si
rinnovi con le cose che cambiano, che non sappia collocare ed amalgamare nella
sua esperienza il nuovo che si annuncia, il compito ogni giorno diverso, viene
prima o poi travolto dagli avvenimenti, viene tagliato fuori al ritmo veloce
delle cose che non ha saputo capire ed alle quali non ha saputo corrispondere.”
– Aldo Moro
Moreno Mazzola
02 marzo 2023