Indifferenza e astensionismo. Prossima fermata: il nulla

C'è qualcosa che sfugge ai soloni che si interessano di politica e parlano in nome del loro partito, qualunque esso sia. Le elezioni amministrative delle scorse settimane non danno assolutamente risposte, semmai pongono imbarazzanti domande. Un tempo, facendo leva sull'ingenuità, si parlava dell'astensionismo nelle tornate elettorali estive come di una conseguenza della voglia di mare che spingeva sulle spiagge invece che alle urne. Quest'anno pure il tempo beffardo ha tolto il velo a questa farneticante alibi, svelando le macerie del legame, ormai sempre più esiguo, tra il popolo italiano e la politica.

Ora che il Pd può esultare per essersi preso la rivincita su Pdl e M5S ed aver conseguito l'ennesima vittoria di Pirro, il dato che conta non è certo il 16 a 0 dei ballottaggi. Quella è semmai la punta dell'iceberg. Sotto prolifera un sottosuolo di incertezza, sfiducia, indifferenza totale verso le istituzioni e chi le rappresenta.
Non è tanto l'astensionismo vertiginoso a essere rilevante, quanto ciò che ci aspetta al prossimo passo. Dopo le defaillances della politica, ora fallisce anche l'antipolitica. La Lega è perduta, il Movimento resta ciò che è sempre stato, cioè un sito internet o poco più. Anche il Pdl si rivela per quello che è: un gruppo dirigenziale vuoto e ingessato, incapace anche di rispondere al telefono quando il padrone non è in casa.
Dopo il populismo, trionfa quello che Marcello Veneziani ha chiamato "spopulismo", l'auto-annientamento di una collettività che non crede più a nulla. Neanche alle campane di richiamo superficiali e demagogiche, che pure hanno avuto in passato un discreto consenso.
Capire se la causa principale di questo clima di deriva è la politica o il popolo stesso è paragonabile al dilemma dell'uovo e della gallina. È ovvio però che emerge in tutta la sua drammaticità il rapporto simbiotico tra una società e la sua classe dirigente. Il vuoto di un popolo si specchia nelle proprie istituzioni e ritorna al mittente arricchito di altro vuoto.
Occorrerebbe un nuovo inizio, un punto di partenza. Ma come ricominciare a correre se manca perfino la voglia di camminare? In questo momento prevale la non-partecipazione. Con un pensiero inquietante nella testa: il nulla non è in fondo la peggiore delle cose.

Davide Zanardi