L'inquinamento con Trump è la fine del mondo

La terra non può permettersi un Presidente degli Usa del genere

Tempo fa ascoltavo esperti discutere su quale per l'Italia la svolta più efficace per la crisi economica e sottolineare l'acume della amministrazione americana, presieduta da Obama, che aveva sposato l'economia “verde”, della quale aveva finito per conquistare la leadership mondiale. 
Non si è trattato per gli Stati Uniti di una conversione particolarmente tempestiva, vista già la martellante campagna di Al Gore, vicepresidente durante la presidenza Clinton. Nel 2007 Al Gore si era perfino aggiudicato il premio Nobel per “gli sforzi per costruire e diffondere una conoscenza maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall'uomo e per porre le basi per le misure necessarie a contrastare tali cambiamenti”.
Già da allora, cioè dieci anni fa, l'IPCC (Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico, delle Nazioni Unite) sottolineava che se la Terra si sta avviando sempre più rapidamente al disastro a causa del riscaldamento non è colpa della natura, ma degli uomini, che non hanno ridotto l'emissione di gas serra continuando imperterriti a usare combustibili fossili nonostante gli accorati avvertimenti degli scienziati.
Il dato più impressionante risultava da misure strumentali oggettive che riportavano un incremento del tasso di crescita annuo delle concentrazioni di gas serra in atmosfera per effetto delle combustioni, tale da aver già modificato le condizioni fisiche dell'atmosfera.
Negli anni successivi l'IPCC ha continuato a lanciare appelli sempre più pressanti, documentando puntualmente la progressiva incapacità di oceani e ecosistemi terrestri di assorbire l'accumulo di gas serra di origine antropica. L'aumento dei gas serra provoca un aumento della temperatura dell'aria, per effetto del quale prima ancora che la terra sia diventata un forno crematorio, la razza umana si sarà estinta. Si tratta solo di superare il punto di non ritorno, che nessuno sa dove sia. Non si può neanche essere certi di non averlo già superato.
Fenomeni climatici abnormi sono sotto gli occhi di tutti: ghiacciai che si sciolgono mettendo a nudo territori su cui l'umanità non aveva mai potuto mettere piede, città avvolte in coltri irrespirabili di inquinanti che non riescono a disperdesi nell'aria, barriere coralline che scompaiono per il riscaldamento dei mari, tifoni in zone temperate, siccità e desertificazioni, assenza di precipitazioni nevose in località nordiche, solo per citarne alcuni.
La conferenza sul clima di Parigi del 2015, cui hanno partecipato le delegazioni di 196 paesi, dopo 12 giorni e notti di negoziati, ha raggiunto un accordo sulla riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra, basato sul presupposto fondamentale che “il cambiamento climatico rappresenta una minaccia urgente e potenzialmente irreversibile per le società umane e per il pianeta”. 
Uno dei maggiori successi di questo accordo è che vi hanno aderito tutti e quattro i maggiori inquinatori del mondo: Europa, Cina, India e Stati Uniti. L'altro successo è che i firmatari si sono impegnati a mantenere l'aumento della temperatura globale rispetto ai valori dell'era preindustriale ben al di sotto dei 2 gradi, sforzandosi di fermarsi a +1,5°. I firmatari si sono impegnati a far calare le emissioni di gas serra già dal 2020, per un primo controllo del raggiungimento di questo obiettivo nel 2023. 
Per molti ambientalisti gli impegni sono stati presi a troppo lunghe scadenze.
La conferenza di Parigi ha afferrato per i capelli un'umanità che sta precipitando verso il baratro della sparizione della vita umana sulla terra, e Trump sfila gli Stati Uniti dall'accordo, dichiarando di voler tornare all'era del carbone per dare lavoro ai minatori americani disoccupati.
Se Trump fosse la macchietta di una commedia demenziale, potremmo trovare divertente questa trovata, ma il guaio è che è stato eletto presidente di uno dei quattro paesi più inquinatori del mondo e la denuncia degli accordi di Parigi mette in seria difficoltà tutti gli altri Paesi che finalmente si sono detti pronti ad occuparsi del destino della vita sulla terra.
Oggi Trump sta mettendo una seria ipoteca su un futuro di morte per tutta l'umanità e perciò va fermato il prima possibile, anche per evitare che realizzi, con ottusa determinazione, un programma elettorale demenziale che tutti pensavano fossero solo smargiassate. 
Americani fate qualcosa!
Giancarlo Trigari